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Gaetano Pecorella, presidente commissione Giustizia della Camera durante il governo Berlusconi, Il Messaggero, 3 giugno 2006:

"Se Mastella ha fatto una svolta rispetto a quello che ha detto Prodi fino ad oggi, se cioè è propenso a fare sia un’amnistia che un indulto, allora ci trova assolutamente d’accordo. C’e' un’altra condizione, ed è che non devono toccare la riforma dell’ordinamento giudiziario. Non si può parlare di un singolo provvedimento di questo genere se contestualmente non si affronta il grande tema della giustizia. Non siamo disposti a togliere le castagna dal fuoco per loro; penso che Mastella abbia seri problemi a proposito della situazione carceraria e chiede il nostro appoggio, però annuncia pure che azzererà tutte le riforme che abbiamo fatto sulla giustizia e che riteniamo importanti".




Roberto Castelli, ministro della Giustizia nel governo Berlusconi, La Repubblica, 30 novembre 2005:

"Una stima prudenziale sugli effetti a medio termine della Cirielli, dimostra che potrebbero essere alcune migliaia i detenuti in più che andranno ad affollare le carceri. Una stima precisa non è possibile perché non siamo in grado di prevedere quanti detenuti torneranno a delinquere, ma la stima è nell'ordine delle migliaia. Sono mesi che sto chiedendo risorse finanziarie senza ottenere risultati, se continua così non mi assumo responsabilità per quanto potrà accadere".






IL MESSAGGERO
3 Giugno 2006
L’INTERVISTA
di MASSIMO MARTINELLI

ROMA - Lo spazio per la trattativa con il centrodestra per varare l’amnistia esiste eccome. Ma a qualche condizione. Quale, esattamente, onorevole Gaetano Pecorella?
«Due sole. La prima è che insieme all’indulto, che cancella le condanne, si faccia anche l’amnistia, che cancella il reato...».
In realtà il Guardasigilli ha parlato proprio di amnistia. Teme che avesse in mente solo l’indulto?
«Lo penso perché questa è la posizione che hanno sempre avuto gli esponenti del centrosinistra: risolvere il problema del sovraffolamento delle carceri con l’indulto ma lasciare in piedi i processi. Tanto è vero che nella scorsa legislatura alla fine non si fece nulla perché noi del centrodestra ponevamo come condizione per varare un indulto quella di fare anche un’amnistia».
Possibile che il Guardasigilli abbia detto amnistia ma intendesse indulto?
«Non lo so. In ogni caso se Mastella ha fatto una svolta rispetto a quello che ha detto Prodi fino ad oggi, se cioè è propenso a fare sia un’amnistia che un indulto, allora ci trova assolutamente d’accordo».
C’era un’altra condizione?
«C’era. Ed è che non devono toccare la riforma dell’ordinamento giudiziario. Non si può parlare di un singolo provvedimento di questo genere se contestualmente non sia affronta il grande tema della giustizia; Non siamo disposti a togliere le castagna dal fuoco per loro; penso che Mastella abbia seri problemi a proposito della situazione carceraria e chiede il nostro appoggio, però annuncia pure che azzererà tutte le riforme che abbiamo fatto sulla giustizia e che riteniamo importanti».
Ne ha parlato con i vertici dell’Anm quando è andato a trovarli. Crede che abbia aderito anche lui al partito delle toghe?
«Assolutamente si. E’ la prima volta che io ricordi che un ministro appena nominato vada a bussare alla porta dell’Anm, che è nient’altro che un sindacato di magistrati..».
Le segnalo che il segretario dell’Associazione magistrati, Nello Rossi, respinge questa definizione di ”sindacato”.
«Ma lo è; perché è un’associazione volontaria composta da magistrati che portano avanti le loro rivendicazioni di categoria».
La Russa di An dice che Mastella sta pagando la seconda cambiale per la poltrona di ministro. La prima sarebbe stata la grazia a Bompressi. E’ d’accordo?
«Non credo sia lui che sta pagando una cambiale, piuttosto penso che lo stia facendo tutto il centrosinistra».
Che cambiale?
« Più che pagare cambiali, in effetti il centrosinistra paga il prezzo di anni e anni in cui la magistratura, o perlomeno un gruppo di magistrati che sono l’attuale gruppo dirigente dell’Anm, ha messo sotto processo tutti gli esponenti di spicco del centrodestra».
Ma almeno era d’accordo con la grazia a Bompressi?
«Sono d’accordo con la grazia a Bompressi, certo. Ma il modo in cui è stata data, la celerità della pratica, il non avvertire la famiglia del commissario Calabresi, non tenere conto che ci sono anche altre situazioni che aspettavano un provvedimento analogo ed erano altrettanto meritevoli, tutto questo è il segno che si sta pagando alla sinistra più estrema un prezzo e ci si prepara a pagarne un altro ai magistrati».



INES TABUSSO