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CORRIERE DELLA SERA
21 marzo 2006
Il leader radicale lo candida ministro: è dotato di grande realismo politico
Pannella apre a Pisapia:
Diliberto e Di Pietro critici. Sì di Marini e Boato

ROMA - Già due settimane fa, quando il suo nome era arrivato all’apice dei pronostici per l’assegnazione della poltrona di Guardasigilli in caso di vittoria dell’Unione, Giuliano Pisapia fece un mezzo passo indietro: «Io non voglio fare il ministro della Giustizia». Ma poi, a un convegno della Margherita, lo stesso Pisapia chiarì quella dichiarazione forse dettata da fattori scaramantici più che da una volontà di non entrare in un possibile governo dell’Unione: «La giustizia si riforma solo se sapremo trovare le risorse». Traduzione: senza i fondi, da via Arenula possono arrivare solo guai. Ora, però, ci pensa Marco Pannella a riportare in evidenza nell’agenda dell’Unione la candidatura a Guardasigilli dell’avvocato milanese di Rifondazione comunista che ha sempre combattuto una battaglia garantista, tanto da non escludere a priori quel che più temono i magistrati: la separazione delle carriere tra giudici e pm. «Pisapia sarebbe un ottimo ministro della Giustizia», si sbilancia il leader della Rosa nel pugno che però condisce la proposta con un pizzico di pepe: «Pisapia è senz’altro dotato di maggiore realismo politico di quanto ne abbiamo noi. Del resto, appartiene a una formazione politica, sia pure da indipendente, molto realista per non dire opportunista. Potrebbe essere un’ipotesi praticabile e anche sostenibile».
Come la si legga, la sortita di Pannella fa riemergere i due fronti, pro e contro Pisapia alla Giustizia, all’interno dell’Unione. Antonio Di Pietro dice che l’Italia dei Valori «si adeguerà alle scelte di Prodi ma è certo che ci dividono da Pisapia due punti importanti: la separazione delle carriere e l’amnistia per i reati sociali perché per noi è importante punire non solo il falso in bilancio ma anche chi spacca le vetrine». E con toni accesi continua la guerra di Marco Travaglio che su «Micromega» firma l’ennesimo articolo contro Pisapia accusandolo di intelligenza con il nemico: è autore di «libri scritti a quattro mani con l’onorevole avvocato Gaetano Pecorella». Poco entusiasta anche Oliviero Diliberto, che di recente ha contestato «la farraginosità» della proposta Pisapia, accusandolo di non voler cancellare le riforme della Cdl.
A chi gli ha chiesto un giudizio, Fausto Bertinotti risponde così: «Una persona autorevole come Pisapia andrebbe bene per qualsiasi ruolo». Invece si sbilancia Franco Marini (Margherita) che pure non è il leader del Prc: «Di queste cose sarebbe bene parlarne dopo le elezioni, comunque Pisapia è una bella figura, ha le caratteristiche per fare bene il ministro della Giustizia». Tra i sostenitori c’è anche il verde Marco Boato: «Pur non volendo prevaricare le prerogative del prossimo primo ministro e del prossimo capo dello Stato, dico che quella di Pisapia sarebbe un’ottima scelta non certo per il suo realismo ma per il suo rigore».
I Ds, infine. Per l’ex giudice Francesco Bonito, alla «prova di governo il garantista Pisapia saprebbe dare una grande dimostrazione di mediazione». E lo stesso dice Vincenzo Siniscalchi: Pisapia interpreterebbe «il nuovo garantismo che si basa sulla giurisdizione e sulle regole e non sulle leggi ad personam ». Invece, Massimo Brutti non commenta anche perché quando lui ha parlato di «rimuovere le macerie legislative lasciate dalla Cdl» si sentì rispondere da Pisapia: «Non vedo praticabile la proposta di Brutti perché dovremmo passare tre quarti della legislatura ad abrogare le leggi del governo Berlusconi».

Dino Martirano
INES TABUSSO