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CORRIERE DELLA SERA
31 gennaio 2006
CENTROSINISTRA / Patto segretario-presidente sulla Camera
Duello nella Quercia Per i veltroniani candidatura a rischio
Fassino insiste su D’Ambrosio al Senato

ROMA - Alla fine, per il rotto della cuffia, o, meglio, grazie a un seggio al Senato, Giuseppe Giulietti dovrebbe salvarsi. Per il deputato Ds che la segreteria nazionale non voleva più ricandidare si è mosso Walter Veltroni. «La regola dei due mandati va bene, ma servono anche parlamentari esperti visto che il centrosinistra andrà al governo», è stato il ragionamento del sindaco di Roma. Il quale, in apparenza, sembra non voglia farsi coinvolgere nel gioco delle candidature. Fino a un certo punto, almeno. Fino al punto, cioè, di non assistere senza batter ciglio alla moria di tutti i parlamentari che si richiamano alle sue posizioni. La "carica" dei fassiniani e dei dalemiani alla Camera e al Senato, infatti, fa intuire che, per l’ennesima volta, il segretario e il presidente del partito hanno sottoscritto un patto e che a farne le spese potrebbero essere quegli esponenti che non sono legatissimi né all’uno né all’altro. Un patto, dicono, che riguarda anche la poltrona oggi occupata da Pier Ferdinando Casini: i Ds non vogliono "cederla" al leader di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti e quindi Fassino avrebbe garantito a D’Alema che si spenderà per lui al momento delle trattative, dopo le elezioni. Ma questo riguarda un futuro (più o meno probabile), per il presente segretario e presidente hanno deciso di rinnovare i gruppi parlamentari con nuovi innesti o spostamenti da un ramo del parlamento all’altro. Per Fassino, a palazzo Madama, entreranno, tra gli altri, il coordinatore della segreteria Maurizio Migliavacca, Marina Sereni (che potrebbe assumere il ruolo di capogruppo al Senato) e Cesare Damiano. La squadra dei dalemiani, invece, comprenderà Anna Finocchiaro e Livia Turco (spostate dalla Camera), Nicola Latorre, e, forse, Gianni Cuperlo.
Anche alla Camera si procederà a un certo rinnovamento: Fassino ha in mente di candidare alcuni dirigenti locali come Pietro Marcenaro e Michele Meta, e fedelissimi quali Cesare De Piccoli e Silvana Amati. Di più: il leader della Quercia si sta muovendo per ottenere il sì di alcuni candidati eccellenti. Il pressing perché Gerardo D’Ambrosio si presenti al Senato è forte, e pare che i vertici del Botteghino siano tornati alla carica anche con Umberto Veronesi. Chiaramente tutte queste "new entry" rischiano di assottigliare la pattuglia dei cosiddetti veltroniani. E’ vero che Giulietti si è salvato e che Giovanna Melandri correrà dietro Francesco Rutelli nel Lazio, ma è anche vero che è ancora incerta la candidatura di Vincenzo Vita, mentre personaggi come Renzo Innocenti e Laura Pennacchi non verranno ripresentati, e assai probabilmente Giovanni Lolli, per tornare in Parlamento, dovrà dire addio alla Camera e spostarsi al Senato.
Dunque, Fassino mira a creare gruppi parlamentari a lui omogenei. E lo stesso vorrebbero fare nella Margherita Francesco Rutelli e Franco Marini. Nei Dl, però, si è aperto il «caso Castagnetti». Il presidente del partito e il segretario organizzativo vorrebbero spostarlo a palazzo Madama(«Io - ha spiegato ieri Marini - lo vedrei benissimo al Senato»). Ma lui non vuole e lo ha anche detto pubblicamente. Tra oggi e domani Castagnetti dovrebbe avere un colloquio con Rutelli per giungere a una soluzione. Al pari della Quercia anche la Margherita cerca qualche esterno di lusso (si fa il nome, tra gli altri, di Khaled Fouad Allam).
Infine il problema del posto lasciato libero da Amato in Veneto: ne discuteranno oggi - in un vertice indetto per definire le teste di lista - Prodi, Rutelli e Fassino. E’ probabile che alla fine sarà lo stesso Professore ad assumere la guida della lista unitaria in quella regione.
Maria Teresa Meli



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LA REPUBBLICA
31 gennaio 2006
La Quercia cerca nuovi esterni in Lombardia dopo il no di Ostellino. Rutelli punta sulla figlia di Vittorio Merloni
Ds, pressing per candidare Veronesi
Vicino al sì Fontana, ex Scala. Caso Castagnetti nella Margherita
Ottomila iscritti ai Dl contro l´esclusione di Orlando. Pronte le liste degli italiani all´estero
GOFFREDO DE MARCHIS


ROMA - È durato meno di ventiquattro ore il viaggio di Piero Fassino ad Atene per il consiglio dell´Internazionale socialista. Il segretario dei Ds già ieri sera era nel suo ufficio di Via Nazionale per risolvere il rebus delle candidature. Fassino punta a un rinnovamento dei gruppi parlamentari caratterizzando la lista dei Ds con nomi «esterni» di prestigio. In particolare in Lombardia, regione-chiave della competizione elettorale. Da tempo è partita la caccia ad almeno due personalità fuori dalla struttura della Quercia. La rosa iniziale si è ristretta nelle ultime ore e il pressing adesso si è fatto pesante su Umberto Veronesi e Carlo Fontana, ex sovrintendente della Scala. L´oncologo è già stato ministro dell´Ulivo, poi possibile candidato del centrosinistra a sindaco di Milano. Un´avventura finita non benissimo. Ora la Quercia avrebbe voglia di ricucire. Fontana invece è ormai vicinissimo al «sì». L´ex sovrintendente è stato protagonista di una lunga stagione alla Scala fino all´uscita traumatica dopo l´addio di Muti. I Ds gli offrono la possibilità di un rientro sulla scena.
Fassino un mese e mezzo fa ha chiesto anche all´ex direttore del Corriere della Sera, Piero Ostellino di riflettere su una candidatura indipendente sotto le bandiere dei Ds. La scorsa settimana, a cena, Ostellino ha risposto al segretario dei Ds con un cortese «no grazie» confermandogli la sua stima personale. Un altro big al quale i Ds guardano con attenzione, anche lui legato al Corriere, è Enzo Biagi. Naturalmente la corsa agli esterni non riguarda solo la Lombardia e solo i Ds. La Margherita punta forte sulla figlia dell´industriale Vittorio Merloni. A infoltire la pattuglia delle donne ds potrebbe arrivare la psicologa Maria Rita Parsi.
La ricerca degli esterni va di pari passo ai problemi creati dalle esclusioni eccellenti. Oggi sia i Ds sia la Margherita sono alle prese, nelle riunioni delle segreterie, con le deroghe ai regolamenti interni. E dentro i Dl resta il braccio di ferro tra Pierluigi Castagnetti e il vertice. Franco Marini insiste: «Pezzotta e Castagnetti li vedo meglio al Senato. Dobbiamo rafforzare la nostra lista lì». Ma il capogruppo non cede: vuole la Camera, numero tre in Emilia dopo Prodi e Bersani. Anche Pezzotta resiste. Altro caso sul tavolo della Margherita: la candidatura di Leoluca Orlando. Ieri ottomila iscritti siciliani hanno inviato una lettera a Francesco Rutelli per sostenere il nome dell´ex sindaco come candidato nella sua regione. «La Sicilia è il posto di Orlando. Altrimenti il nostro posto non è più la Margherita», il succo della missiva. Rutelli è pronto ad affrontare il nodo nelle prossime ore.
Quasi pronto il quadro delle candidature degli italiani all´estero nell´Unione. Domani le scelte finali proprio nel giorno in cui a Bruxelles Prodi incontra i primi «concorrenti» europei. In Australia corrono Nino Randazzo, direttore di due giornali italiani, e Marco Fedi. In Argentina si candida l´ex ambasciatore a Buenos Aires Giovanni Iannuzzi, in Brasile l´imprenditore Edoardo Pollastri, presidente della Camera di commercio italiana a San Paolo.



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IL PERSONAGGIO
Cosentino, ha scelto l´Ulivo. "Vendo pagnotte calabresi surgelate dal Messico al Canada"
La corsa al seggio di mister Turano
il superpanettiere di Chicago
Sono 16 i posti alle Camere per gli italiani nel mondo
ANTONELLO CAPORALE

ROMA - Saranno dodici i deputati e sei i senatori rappresentanti degli italiani nel mondo. Per rendere tutto più agevole il legislatore ha previsto comode circoscrizioni elettorali: alcuni se la vedranno nell´Asia e nell´Oceania, altri in Europa, dalla Svizzera alla Finlandia, altri ancora nel Sud America, dal Venezuela alla Patagonia. Nella quarta e ultima circoscrizione, Messico, tutti gli Stati Uniti fino al Canada, corre, tra gli altri, mister Turano. Renato, oggi per gli amici Ron, Turano.
La corsa di Turano merita di essere raccontata dall´inizio. Ron è uomo del fare e imprenditore di grande successo. Sforna ogni giorno mezzo milione di chilogrammi di pane. «Sfamo un sacco di gente», dice giustamente. Cosentino di nascita, sessantatrè anni, una vita spesa nel lavoro e brillantemente riassunta nel conto in banca, ha deciso di dedicare un po´ del suo tempo alla politica e di lanciarsi nella battaglia parlamentare. Quindi, per prima cosa, ha rilasciato un´intervista al Chicago Tribune e spiegato la sua determinazione a provare questa nuova esperienza. Insieme a chi? Insieme alla Casa delle libertà. In parecchi hanno esultato. Primi tra gli altri i militanti di Forza Italia che sul sito web lanciano la notizia: "Turano è con noi". Si è scoperto dopo qualche giorno di essersi però trattato di un italianissimo qui pro quo, un fraintendimento del giornalista americano. Mister Turano voleva gloriare Prodi, ma sul taccuino si è trovata traccia di una esultanza verso Berlusconi. Voleva inneggiare al centrosinistra ma il cronista che ha raccolto il senso politico della passione ha capito centrodestra. A mister Turano è toccato fare una precisazione e spiegare bene, con parole semplici: «Desidero stare col centrosinistra».
La scelta di campo è stata molto apprezzata dai Ds e dalla Margherita, i partiti che lo ospiteranno in lista come indipendente. Prima di candidarlo, l´Ulivo ha comunque voluto fare la prova del nove e ha sottoposto l´industriale panettiere a un approfondito colloquio. Che l´esaminato ricorda con grandissimo orgoglio: «Fiiuhh! Sono venuti da me gli onorevoli Pittella e Danieli e mi hanno fatto una lunghissima intervista. Mi hanno chiesto di tutto. Dov´ero nato, come si chiamava il mio papà, cosa avevo fatto in gioventù. Se avessi studiato, e dove. Chi conoscevo, qual era il mio pensiero su questo e su quello. Mi hanno fatto tante domande, veramente tantissime. Siamo stati insieme a New York, poi in Canada. Io ho dato loro la mia biografia. Vengo da Castrolibero, un paesino attaccato a Cosenza. Era il 1958, avevo 15 anni. Ho seguito i miei genitori. Adesso c´è l´azienda, 650 dipendenti. Vendo pane, pagnotte calabresi surgelate. Dal Messico al Canada si distribuisce il mio pane». Turano era pronto ad affrontare domande anche più indiscrete. Le hanno chiesto anche altre cose? «Anche altro». Il certificato penale, i carichi pendenti? «Non ricordo, no, davvero non hanno approfondito questo profilo». Lei non avrebbe avuto alcun motivo per rifiutare la risposta: «Assolutamente. Non ho precedenti penali, né carichi pendenti».
Mister Turano risiede nell´Illinois. E da lì gli tocca coordinare gli sforzi per raggiungere il Senato. Qualche settimana e, facendo gli scongiuri, anche lei sarà del Palazzo. «La campagna elettorale è faticosissima e sarà costosa». Ci vorranno milioni di euro: «Mi sa di sì». Lei può, è ricco. A proposito, quanto guadagna? «Non lo dico». In Italia si dice. «Se vengo eletto ne riparliamo».


INES TABUSSO