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trasporto ferroviario Svizzera

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    titoit
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    Capotreno
    00 10/02/2014 08:24
    Oltre al referendum tanto mediatizzato sui lavoratori transfrontalieri, ieri nella Confederazione elvetica si svolgeva un’altra consultazione referendaria riguardante il trasporto ferroviario.
    In sostanza, gli elettori dovevano esprimersi sul Finanziamento e l'ampliamento dell'infrastruttura ferroviaria (FAIF).
    In pratica, dagli studi del governo federale e delle Ferrovie (FFS) risulta che entro il 2030 il traffico ferroviario aumenterà del 60% per la quota passeggeri e del 70% per le merci.
    Per consentire il mantenimento degli standard qualitativi del trasporto ferroviario con esecuzione di opere infrastrutturali, occorrerà uno stanziamento straordinario che è appunto il FAIF.
    Ecco un link dell’Ufficio Federale che spiega bene la situazione

    www.bav.admin.ch/fabi/index.html?lang=it

    Su questo tema, la Svizzera può essere solo oggetto di ammirazione [SM=g28002] , su altri magari si può dissentire… [SM=g27992] ..
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    Trammax
    Post: 4.170
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    Capotreno
    00 10/02/2014 21:43
    Personalmente, io che non nutro nessuna simpatia per i partiti di destra, elvetici e non, ritengo che i risultati dei sue referendum abbiano entrambi risvolti positivi. E mi spiego.

    La vittoria al referendum sul finanziamento alle ferrovie ovviamente, mi procura una grande soddisfazione (soprattutto in tempi in cui l'obiettivo prioritario è tagliare), ma anche il progetto di definizione di un tetto all'immigrazione, se non porterà a norme vessatorie sulla stagionalità dei rapporti di lavoro degli immigrati, non va visto solo come una forma di bieco arroccamento attorno ai propri privilegi, come qualcuno comincia a lamentare.
    La vittoria a quel referendum va vista soprattutto come una netta presa di posizione anti UE. La stessa UE (e il relativo establishment, banchieri in primis)che impone in tutto il territorio comunitario politiche draconiane di contenimento della spesa e di taglio dei servizi, revisioni(in peggio) della contrattazione salariale e tutto il consueto e doloroso scenario a cui ci stiamo sempre più rassegnando. Uno scenario che ha avuto come immediata conseguenza l'aumento del flusso dei lavoratori frontalieri (francesi e soprattutto italiani) , e più in generale dell'immigrazione dai paesi comunitari verso la Svizzera (L'85% degli immigrati proviene dai paesi UE) con effetti destabilizzanti sul mercato del lavoro: gli immigrati percepiscono paghe più basse fino al venti per cento.
    Il risultato del referendum potrà sembrare inquietante, ma mi sembra ancora più inquietante che ad avversare le proposte restrittive siano, oltre che ovviamente i sindacati, le banche e gli imprenditori. Che magari sognano una Svizzera finalmente europea e il superamento di tutti quei fastidiosi vincoli che si oppongono alla libertà di ricatto salariale ormai tanto consolidata nel resto dell' unione (vedi vicenda Electrolux: o tagliamo i salari di un terzo o ce ne andiamo all' estero). [SM=g27996]

    Saranno anche degli squallidi opportunisti, omertosi verso il riciclaggio e l'evasione (ma lo sono anche il Lussemburgo e le Channel Islands), ma alla luce dei disastri compiuti proprio in nome della retorica europeista, mi sembra consolante che qualcuno, dopo l' Islanda, abbia avuto il coraggio di puntare i piedi. [SM=g27988]



    [Modificato da Trammax 11/02/2014 13:32]