Si uccide a 15 anni con il fucile. Il suo addio: «Mi sento solo»

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vanni-merlin
00lunedì 26 ottobre 2009 00:25
Si uccide a 15 anni con il fucile. Il suo addio: «Mi sento solo»


S. VITO DI LEGUZZANO. La tragedia si è consumata nell’abitazione al rientro dalle lezioni. Indagini dei carabinieri. Lo studente poco prima in un’e-mail ad un amico aveva comunicato il proprio disagio. Bravo a scuola, stimato dai genitori. All’origine forse una delusione d’amore 23/10/2009 e-mail print
A Una veduta panoramica di San Vito di Leguzzano con al centro la chiesa parrocchiale FOTO ARCHIVIOS. Vito di Leguzzano. È rientrato a casa da scuola con la morte nel cuore. Con la lucidità della disperazione, ha aperto l'armadio, ha preso dalla rastrelliera il fucile da caccia del padre, se lo è appoggiato sul petto e ha fatto fuoco. Vani i soccorsi. Il giovane, 15 anni, è morto praticamente sul colpo.
IN CASA. La tragedia è avvenuta nel primo pomeriggio di ieri a S. Vito di Leguzzano, nell'abitazione della famiglia del giovane, che sorge lungo una delle vie di accesso al paese. La vittima, che frequentava il primo anno di un istituto professionale di Schio, era tornata da poco da scuola. Nel momento della disgrazia lo studente era da solo, e nessuno ha assistito al gesto estremo, sulla cui ricostruzione i carabinieri hanno purtroppo pochi dubbi. Il fucile, che il padre deteneva regolarmente, è stato trovato a terra, vicino al corpo. Il botto tremendo ha messo in agitazione i famigliari, che sono accorsi immediatamente: trovando il ragazzo a terra, nel sangue. Hanno chiesto aiuto al 118, ma all'arrivo dell'ambulanza con il medico non c'era più nulla da fare. Poco dopo sono giunti anche i carabinieri della compagnia di Schio.
L'E-MAIL. In base a quanto è stato ricostruito, il giovane poco prima di togliersi la vita aveva scritto un'e-mail ad un amico. «Mi sento tanto solo», gli avrebbe confidato. Una circostanza, per chi lo conosce, singolare, poiché il ragazzo aveva parecchi amici, che frequentava con assiduità. Evidentemente la sua era una sensazione interiore, la vicinanza fisica non era sufficiente. I militari hanno raccolto anche la testimonianza dell'amico, acquisendo il testo di quella breve missiva.
LA FAMIGLIA. I genitori e il fratello maggiore dello studente, che si sono trasferiti a S. Vito da qualche anno, dopo aver risieduto in un altro Comune della zona, sono conosciuti e stimati in paese come una famiglia laboriosa. Mamma e papà lavorano come operai. Sgomenti, e increduli ai carabinieri hanno spiegato di non aver mai immaginato che il figlio quindicenne stesse vivendo un periodo tanto buio. Il ragazzo, reduce da un insuccesso scolastico, viene descritto come un giovane davvero in gamba: simpatico, allegro, amante dello sport.
Il sindaco Antonio Dalle Rive, che si è detto «molto vicino alla famiglia in un momento di sofferenza e dolore che nessun genitore vorrebbe mai vivere», lo descrive - anch'egli incredulo - come un quindicenne sorridente. Cosa gli è successo ieri pomeriggio? Quale il motivo scatenante di un gesto così terribile?
LE IPOTESI. Al vaglio dei carabinieri del capitano Ferrari, che hanno subito informato la procura, ci sono varie ipotesi per cercare di spiegare la tragedia, anche se nessuno potrà mai sapere cosa è accaduto allo studente. Fra le tante, si fa largo la possibilità che il ragazzo abbia avuto una delusione d'amore, che sia stato respinto. Una circostanza che lo avrebbe spinto sul baratro.
(hanno collaborato Paolo Terragin e Bruno Cogo)

Diego Neri


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