ODE AL VENTO DELL'OVEST

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fiordineve
00sabato 8 novembre 2008 01:11
P.B. SHELLEY
Ode al Vento Dell'Ovest


O Selvaggio Vento dell'Ovest, tuo è il respiro d'Autunno-
Tu dalla quale inosservata presenza le foglie morte
son guidate, come fantasmi che fuggano da un incantatore,
Gialle, e nere, e pallide, e rosso intenso,
Moltitudini colpite dalla pestilenza! — O tu
Che conduci al loro scuro letto invernale
i semi alati, dove riposano giù al freddo,
ognuno come un cadavere dentro la sua tomba,
finché la tua azzurra sorella Primavera soffierà
il suo corno sulla terra sognante, e riempirà
(Guidando i dolci germogli come greggi da nutrire nell'aria)
con vivide sfumature ed aromi la pianura e la collina -
Spirito Selvaggio, che si sposta ovunque —
Distruttore e Preservatore — ascolta, O ascolta!

Tu sul quale flusso, tra la scoscesa commozione del cielo,
nuvole sciolte come foglie marcescenti della terra son sparse,
scosso dai rami aggrovigliati di Cielo e dall'Oceano,
Angeli di pioggia e fulmine! Essi sono stesi
sulla superficie blu del tuo leggero ondeggiare,
come i luminosi capelli sollevati dalla testa
di qualche feroce Menade, perfino dal ciglio pallido
dell'orizzonte all'altezza dello zenith—
le chiuse della tempesta che si avvicina. Tu canto funebre
del morente anno, cui questo scorcio di notte
sarà la cupola di un vasto sepolcro,
coperto da una volta con tutta la tua adunata potenza
di vapori, dalla quale solida atmosfera
Nera pioggia, e fuoco, e grandine scoppieranno: —O ascolta!

Tu che svegliasti dai suoi sogni estivi
l'azzurro Mediterraneo, ove esso giace,
cullato dolcemente dalle spire dei suoi ruscelli cristallini,
accanto a un'isola di pietra pomice nella baia del Baiæ,
e vedesti nel sonno antichi palazzi e torri,
vibranti entro il giorno dell'onda più intensa,
tutti coperti di muschio azzurro, e fiori
cosí dolci, che il senso viene meno nel raffigurarli!
Per i cui percorsi i poteri d'equilibrio dell'Atlantico
si spaccano negli abissi, mentre lontano al di sotto
le infiorescenze marine e i fangosi boschi che indossano
il fogliame avvizzito dell'oceano, conoscono
la tua voce, e crescono subitamente grigi impauriti
e tremolano e si spogliano: —O ascolta!

Fossi io una foglia che trasporti, o vento,
fossi una nube che segue il tuo volo
fossi un'onda gonfiata dal tremendo
tuo soffio: e fossi anch'io potente, solo,
libero come te, che mai nessuno
ha incatenato! Un tempo, vagabondo,
correvo e ti seguivo lungo il cielo:
tu percorrevi a passi azzurri il mondo
e sognavo di starti al fianco. Ma ora
sanguino fra le acute spine, stanco:
ti prego, alzami, vento, come un'onda
o una foglia, o una nuvola! Io gemo,
da una catena d'ore imprigionato,
io che ero come te: orgoglioso e libero,
come te: coraggioso e mai domato.

Fa di me la tua lira, come lo è anche la foresta:
che importa se le mie foglie cadono come le sue!
Il tumulto delle tue potenti armonie trarrà da entrambi
un profondo tono autunnale, dolce anche se triste.
Sii tu, o fiero spirito, il mio spirito!
Sii tu me, o impetuoso!
Guida i miei pensieri morti su per l'universo,
come foglie appassite per affrettare una nuova nascita!
E, per l'incantesimo di questo verso, diffondi,
come ceneri e faville da un focolare inestinguibile,
le mie parole fra l'umanità!
Sii attraverso le mie labbra per la terra addormentata
la tromba di una profezia! O vento,
se viene l'Inverno, può esser lontana la Primavera?



P.B.Shelley..........
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