IL GRANDE GELO DELLA SPESA CONTINUERA' NEL 2005

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Cierre Ricerche
00martedì 21 dicembre 2004 23:40
IL GRANDE GELO DELLA SPESA CONTINUERA' NEL 2005

Il 53,5% degli italiani vuol ridurre gli acquisti


Volendo sdrammatizzare si potrebbe dire che, in questa fine 2004, la classica domanda-tormentone: «Cosa fai a Natale/Capodanno?» è stata sostituita da: «Come spendi la tredicesima?».
Ma siccome su questo argomento c'è proprio poco da ridere vediamo come hanno risposto gli italiani al più recente sondaggio di opinione in materia, quello elaborato su misura per «La Stampa» da Cierre Ricerche, che ha appunto per titolo: «Gli italiani, la tredicesima e la propensione al consumo».

Stando sulle generali il 49,9% degli intervistati ha detto che destinerà il mese di paga in più a spese per la casa e per la famiglia, ma ben il 17% impiegherà questi soldi per pagare debiti o conti lasciati in sospeso. A spendere tutto in regali natalizi è disponibile invece il 14,8%, mentre il 12,6% pensa, più prudentemente, di impiegarne solo una parte per compere varie e di mettere il resto in banca. A voler realizzare il sogno di una vacanza restano proprio in pochi, solo il 2,4%, persino meno di quel 3,2% che ha dichiarato di non saper come rispondere.

La seconda domanda guarda più lontano, cioè all'anno che sta per iniziare: «La capacità di spesa della sua famiglia migliorerà o peggiorerà rispetto al 2004?», chiedono gli intervistatori, e le risposte disegnano orizzonti grigi. Gli ottimisti non superano il 9,7%, mentre i pessimisti arrivano al 38,3%, un dato appena del 2,7% inferiore al 41% di persone convinte che le cose non andranno meglio, ma neanche peggio. E ben l'11% ha preferito dribblare ogni tentativo di previsione.

Sezionando la fasce di pubblico per longitudine, età e occupazione si scopre che in Italia centrale c'è la maggior concentrazione di fiducia in un miglioramento(13,7%), segue, ed è certamente una sorpresa il Sud, isole comprese (9,2%), a veder meno rosa è il Nord (8,3%). Ma sul versante del peggioramento, mentre il Mezzogiorno rientra nelle logiche di area in sofferenza (42,5%), il Centro resta il meno pessimista (34,2%) e il Nord decisamente preoccupato (37%). Gli altri non rispondono.

In base all'età, invece, la maggioranza delle risposte negative viene dagli adulti tra i 36 ed i 64 anni (44%), si accodano gli ultra sessantaquattrenni (39,4%) e anche parecchi giovani compresi tra i 18 e i 35 anni non vedono un futuro migliore (28,5%).

Nella classifica per occupazione la palma dell'ottimismo va agli agricoltori: i convinti di un miglioramento toccano il 50% e l'altra metà pensa che la situazione rimarrà quella che è. La fascia con più assertori di una capacità di spesa stabile è però quella che raggruppa dirigenti, professionisti e imprenditori (59,1%). A vedere il nero più profondo sono invece i commercianti e gli artigiani (46,2%), più pessimisti addirittura dei disoccupati (43,5%).

Sull'eventualità di spendere una fetta di tredicesima più o meno grande che nel 2003 la classifica è scontata: il 43,5% dice «meno», il 26,5% pensa a proporzioni invariate e il 13,2% si sporge verso maggiori spese. C'è anche un'altra categoria di intervistati: quella di chi non spenderà nè più nè meno, non perchè vuole stare in media, ma perchè la tredicesima proprio non la percepisce(13,5%). I più convinti a ridurre le spese sono gli italiani del Nord (44,6%), appena davanti a quelli del Centro(44,4), mentre il Sud lascia un po' più aperti i cordoni della borsa (41,5).

A far capire il perchè del pessimismo abissale di commercianti ed artigiani sulle prospettive del 2005 è l'ultima domanda proposta dal sondaggio: «Nei prossimi 12 mesi quanta parte del reddito della sua famiglia sarà destinata all'acquisto di beni voluttuari o non di prima necessità?». A rispondere «una quota maggiore» è uno strimizitissimo 3,2% e anche quelli che pensano di mantenersi sui livelli di quest'anno non vanno oltre il 32,8%, mentre veramente enorme è la distanza fra i fautori dello «status quo» nella spesa e chi si ripromette di dare un giro di vite a tutto quello che non è indispensabile: ben il 53,5 degli intervistati si prepara ad applicare la politica della lesina nell'anno che verrà.
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