Gli Evangelici e la FCEI

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(Teofilo)
00giovedì 12 novembre 2009 10:52
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena  (Messaggio originale)Inviato: 24/09/2002 16.39
In un altra comunità stiamo tentando d'imbastire le nostre radici storiche.....
Dal momento che sembra si sia impantanato il dialogo, credo interessante, comunque, inserire qui alcuni riferimenti storici riguardanti gli Evangelici Pentecostali, fratelli nella Fede in Cristo Signore Gesù "venuto nella carne", ma separati a causa delle divergenze storiche, le quali, nel corso dei secoli, hanno dato una impostazione alla Chiesa che non viene però riconosciuta.....Facendo solenne promessa di non aggiungere alcun commento (Inserisco l'articolo com'è)....metteremo poi le nostre radici storiche....
Le Chiese Cristiane Evangeliche italiane ( o “Assemblee di Dio in Italia”, A.D.I. in un secondo tempo) sono un’emanazione diretta di quel movimento di risveglio evangelico, che nacque contemporaneamente ed indipendentemente agli inizi del ‘900 in diversi Paesi e che sparse il messaggio pentecostale rapidamente nel mondo, anche se le prime apparizioni che desideravano mettere in risalto la propria identità risalgono alla metà dell'800, sempre negli Stati Uniti.

   Questi ferventi testimoni del messaggio evangelico, che prevedeva la salvezza e la guarigione del corpo per fede in Gesù Cristo ed il Battesimo nello Spirito Santo, come esperienza susseguente alla nuova nascita, si organizzarono ben presto in comunità, provvedendo a darsi una definizione della Bibbia Tradotta che non fosse quella Cattolica. Eminenti studiosi si diedero da fare per portare le varie correzioni a delle traduzioni dell'800 che mal si conciliavano con un credo in comune. Aprirono Librerie proprie nelle quali gestire un proprio catologo d'informazione e di evangelizzazione che escludesse una interpretazione della Bibbia al di fuori della Bibbia stessa, cioè, vennero esclusi dall'evangelizzazione l'uso di tutti i testi concernenti alla Patristica Cattolica ed alla Teologia della Chiesa, escluse naturalmente, anche tutte le Dottrine Cattoliche, tranne quella sulla Trinità e del Matrimonio ma senza il contesto della Messa. Eminenti Teologi (fra i quali molti sono quelli apprezzabili da un punto di vista Ecumenico a tal punto da essere citati negli studi dei Seminari Cattolici!), cominciarono a confrontarsi sul da farsi per poter porre una linea sulla quale impostare le proprie ragioni, e tutti i Dogmi e molte Dottrine della Chiesa, cominciarono ad essere usate esclusivamente quale campo di battaglia. Da allora sono stati scritti migliaia di Libri più o meno seri contro il Magistero della Chiesa. Era cominciata la più grande evangelizzazione di tutti i tempi: cristiani-contro cristiani, un paradosso al quale la Chiesa Cattolica rispose aprendo il Concilio Vaticano Ecumenico II.

   Nel decennio 1935-1944 vi fu una grande persecuzione: venivano arrestati in massa, per la loro professione tenace in Gesù Cristo (In questo periodo è forte l'affluenza con i T.di G. ai quali appartiene il numero maggiore di arresti a causa del loro rifiuto alle armi), venivano condannati al confino o al carcere o ai campi di sterminio.

   Finita la guerra ed il periodo clandestino, il movimento pentecostale diede luogo ad una nuova attività di evangelizzazione, incoraggiata dalla fratellanza italiana degli Stati Uniti (dove i fedeli si erano costituiti come "Chiese Cristiane del Nord America"). Da qui cominciano a definirsi le personali identità, si distaccano i T.di G., prendono distanza altre formazioni, nascono nuove denominazioni Protestanti ma che non si riconoscono nel Movimento Pentecostale. Luterani ed Anglicani (se pur a gruppi indipendenti vi si riconoscono ancora) prendono le distanze sulle questioni Dottrinali, la Cena del Signore, l'Eucarestia, è intesa diversamente.

Tale risveglio evangelico produsse una recrudescenza di persecuzioni e avversioni (fra di loro), nonché la nascita di nuove chiese e gruppi, qui stiamo riferendo alla nascita di centinaia di pseudo formazioni niente affatto cristiane, ma del cui nome pretendevano l'uso, sono i protestanti che vengono definiti "settari" di cui la maggioranza non riconosce il Gesù Cristo nella Trinità, nè nella Sua Incarnazione Divina.

I conduttori delle chiese d'Italia, riunitisi in Assemblea Generale nel 1947 (corrispondente ad un Concilio Cattolico), decisero di chiedere il riconoscimento giuridico del movimento per poter svolgere in tutta libertà le attività di culto e l'opera di propagazione in Italia del messaggio di "Tutto l'Evangelo" (secondo le modalità della chiesa cristiana dell'era apostolica): ottennero con D.P.R. 5/12/1959 n.1349 l’autorizzazione ad esercitare liberamente il culto pubblico e privato nonché l'opera di evangelizzazione.

   Recentemente, a seguito dell'intesa tra il Governo della Repubblica Italiana e le "Assemblee di Dio in Italia", in attuazione dell'art. 8, III comma, della Costituzione, le chiese evangeliche A.D.I. hanno regolato i loro rapporti con lo Stato Italiano mediante la L. 22/11/1988, n. 517.

  E' importante sottolineare che le "Assemblee di Dio" ci tengono a mantenere le proprie distante da altri movimenti protestanti, distanze rispetto anche ai vari movimenti carismatici e di natura ecumenica, pichè sostengono di richiamarsi e rispecchiarsi direttamente o indirettamente al "Risveglio Pentecostale" sorto al principio del Novecento e, per loro, voluto dallo Spirito Santo il quale li avrebbe posti ad una evangelizzazione per porre rimedio alle Dottrine errate della Chiesa Cattolica che per 2000 anni avrebbe male interpretato la Bibbia.

Oltre alle "Assemblee di Dio" abbiamo la "Federazione delle Chiese Evangeliche Italia" (F.C.E.I.),

alla quale fanno parte tutte le formazioni "storiche del Protestantesimo" che sono:

Battisti, Luterani, Metodisti, Valdesi, Comunità Ecumenica di Ispra-Varese (ma attualmente confluita nei Luterani), l'Esercito della salvezza, la Comunione di Chiese libere, la Chiesa Apostolica d'Italia, la Chiesa Pentecosta di fiumi di vita di Napoli, e la Comunità Elvetica di Ts.

Nello statuto della FCEI  viene riconosciuta dalle Chiese federate la "fondamentale convergenza su posizioni ecclesiologiche", quali la natura missionaria della Chiesa, il sacerdozio universale dei credenti, la molteplicità dei doni e dei ministeri e, infine, la Chiesa locale come elemento ecclesiologico primario.

Naturalmente è diverso il senso di Chiesa che attribuiscono dal momento che quando parlano di Chiesa non intendo quella Cattolica.

   La FCEI vuole essere una struttura aperta,(in toni più mordibi delle Assemblee di Dio) al servizio di tutto l'evangelismo italiano; assicura un certo grado di unità fra cristiani appartenenti a diverse denominazioni evangeliche e la piena autonomia di decisione delle singole Chiese, cioè, ogni Chiesa può stabilire ciò che ritiene opportuno per mandare avanti la propria evangelizzazione, anche attraverso dottrine purchè siano contenute nella Bibbia.

Gli scopi della Federazione, secondo lo Statuto, sono quelli di "manifestare l'unità della fede e ricercare una comune linea di testimonianza fondata sullo studio della Parola di Dio"; di "vigilare sul rispetto dell'esercizio dei diritti di libertà in tema di religione" e, più in generale, di adoperarsi per la tutela "dei permanenti diritti di libertà e di eguaglianza"; di curare i contatti con altri organismi ecumenici ed infine di offrire i propri servizi anche a chiese e opere che non facciano parte della Federazione stessa.

Le Chiese federate abbracciano complessivamente una popolazione evangelica di circa 65.000 persone (ossia il 20% circa dell'intera popolazione evangelica italiana, stimata di 325.000 persone).

Quasi tutte le denominazioni evangeliche italiane fanno parte della "Commissione delle Chiese Evangeliche per i Rapporti con lo Stato" (CCERS), che ha incentrato la sua attività intorno alla battaglia per la libertà religiosa (soprattutto intesa in quegli Stati in cui essa viene compromessa e definita illegale, come la Cina, e al di fuori della Chiesa Cattolica), in particolare per quanto riguarda l'insegnamento religioso nella scuola e la realizzazione delle intese con lo Stato.

   La FCEI collabora intensamente anche con gli Avventisti del Settimo Giorno (UICCA, con una popolazione di circa 20.000 persone).

FINE.



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Da: floppyInviato: 25/09/2002 12.10
Ciao a tutti da floppy (Roberto)
vi ringrazio, finalmente una documentazione breve, ricca e concisa e chiara. Ogni tanto divento matto a capire come sono divisi i Protestanti, sia ben inteso che per me sono fratelli in Gesù.
Io penso che sia stato salutare la loro evangelizzazione specialmente nella guerra, non parlo dei testimoni di Geova perchè secondo me lo fanno proprio apposta i loro capi a fare l'inganno di Gesù.
Ma ora credo siano giunti quei tempi in cui dobbiamo cominciare ad unirci.
Io penso che Gesù è contento anche di loro, ma che piano piano sarebbe più contento se fossimo tutti uniti sotto un solo Pastore che è Lui, Gesù Nostro Signore, ma che lo rappresenta il Papa, che è il Vescovo di Roma.
Io credo che la Chiesa aiuterà ancora di più questo ecumenico, ma dobbiamo sforzarci tutti, anche i Protestanti devono capire che la Chiesa non può negare tutto quello che ha fatto ne di bene ne di male, leggevo dagli Evangeli di Alfonso che si sta facendo un bellissimo discorso, sapeste quanto sono felice di leggere quelle ultime cose!
Io sono molto ignorante, non sono istruito e leggo e prego tanto la Bibbia, ma per capire qualcosa mi leggo con mio figlio che ora ha fatto 8 anni e deve fare la Prima Comunione a Maggio, il nostro Catechismo che è veramente rifornito. Da li ho capito che avere dei Pastori è fondamentale, tante volte ho fatto errori interpretando a modo mio la Parola, pensieri buoni, ma che accomodavano i miei pensieri. Che pecora sarei se penso di poter fare a meno a meno del mio pastore che è il Papa che mi insegna le dottrine del Vangelo e che pecora sarei si stando nell'ovile della Chiesa, pensi dopo a modo mio? Se sto nell'ovile della Chiesa, devo imparare all'obbedienza.
Auguri a tutti di cuore a tutti i Protestanti di buona volontà, e che presto possiamo sentirci tanto fratelli veramentei, anche se stiamo in chiese diverse, ma che impariamo a ripettare come preghiamo e come ci muoviamo.
Grazie Gesù, grazie per questa speranza, mandaci la Tua Mamma a dirci quello che dobbiamo fare perchè Tu possa essere felice di noi tutti. Con affetto tuo Roberto

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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 25/09/2002 22.39
Grazie caro floppy per le cose che ci hai detto. Hai colto l'essenziale.
Il desiderio di unità è senza dubbio anche quello di Gesù, e la ricerca di dialogo anche quando sembra inutile è un piccolissimo tentativo per andare nella direzione che tutta la Chiesa conciliare ha indicato.
Preghiamo perchè si avveri questo desiderio e le chiese tornino ad essere "la Chiesa" .
Con affetto

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 28/09/2002 16.04
Poichè ho letto spesse volte che si contesta ora la sucessione del Papa dal momento che Ireneo nel suo elenco nomina Lino quale primo successore....leggiamo di cosa si tratta......
Queste sono le nostre origini:
Nella presentazione della Lettera di Ireneo che riporta il primo elenco si legge:

I primi successori sono Lino, Anacleto e Clemente Romano.

E' ovvio che Lino è successore di Pietro...diversamente sarebbe successore di Chi? Lo stesso Ireneo parla del "glorioso martirio di Pietro" a sigillare la nascente comunità di Roma, insieme all'insigne Paolo il quele, morendo a Roma con l'Apostolo al quale Cristo disse "pasci i miei agnelli", sottolineò l'importanza della Capitale del paganesimo a nuovo crocevia del Cristo Salvatore.....Da dove si era propagata l'eresia e l'adorazione di idoli, si andava confermando la nuova Comunità che adorava un unico Dio e che evangelizzava il Cristo morto e Risorto.....

E’ importante invece notare come i primi "vescovi" di Roma sono consapevoli della "loro autorità su tutte le altre comunità cristiane sparse".

Una lettera di Clemente Romano, presso la comunità di Corinto (molto cara a Paolo), richiamata da lui a non disperdersi e a mantenersi unita, è una testimonianza preziosa (Clemente R. "Lettera ai Corinti" 59,1 e 63, 2-3) poiché, questo intervento, non viene contestato da nessuno, nemmeno dall’apostolo Giovanni ancora vivente!

Nell’anno 110 ca. Ignazio d’Antiochia difenderà il "primato della Chiesa di Roma su tutte le altre comunità" e, l’espressione "Papa" (già in uso per alcuni vescovi nel sec. IV), verrà riservata al vescovo di Roma a partire dal sec. VI.

.....
Ma leggiamo il testo di Ireneo che dice:

<Avendo ricevuto, come dissi, tale messaggio (la fede in Gesù Cristo), la Chiesa li custodisce con estrema cura, tutta compatta come abitasse in un'unica casa, benchè ovunque disseminata. Vi aderisce unanimemente quasi avesse una sola "anima e un solo cuore". Li proclama, li insegna e li trasmette all’unisono, come possedesse una sola bocca. Benchè, infatti, nel mondo diverse sono le lingue, unica e identica è la forza della Tradizione. Per cui le Chiese fondate in Germania non credono o trasmettono una dottrina diversa da quelle che si trovano in Spagna o nella terra dei Celti, o in Oriente, o in Egitto, o in Libia, o al centro del mondo.

Come il sole, creatura di Dio, è unico in tutto l’universo, così la predicazione della Verità brilla ovunque e illumina tutti gli uomini che vogliono giungere alla conoscenza della verità. E così tra coloro che presiedono le chiese nessuno annunzia una dottrina diversa da questa, perché nessuno è al di sopra del Maestro.

Si tratti di un grande oratore o di un misero parlatore, tutti insegnano la medesima verità.

Nessuno sminuisce il contenuto della "Tradizione"; unica e identica è la fede. Perciò ne il facondo può arricchirla, ne il balbuziente impoverirla >(Iraneo "Contro le eresie" I, 10, 1-3 – Liturgia delle Ore)


< Agli Apostoli il Signore disse: "Chi ascolta voi ascolta me e chi disprezza voi, disprezza me e colui che mi ha inviato (Lc.10, 16)>. (…) Dunque la "Tradizione degli apostoli", manifestata in tutto quanto il mondo, possono vederla in ogni chiesa tutti coloro che vogliono vedere la Verità e noi possiamo enumerare i vescovi stabiliti dagli Apostoli nelle chiese e i loro successori fino a noiMa poiché sarebbe troppo lungo in quest’opera enumerare le successioni di tutte le chiese, prenderemo ad esempio la Chiesa fondata e stabilita a Roma dai due gloriosissimi apostoli Pietro e Paolo. (…) con questa Chiesa, in ragione della sua origine più eccellente, deve necessariamente essere d’accordo ogni chiesa, cioè, i fedeli che vengono da ogni parte – essa, nella quale per tutti gli uomini, sempre è stata conservata la "tradizione" che viene dagli Apostoli >

(Qui segue la lista dei vescovi di Roma a partire da Lino, primo successore dopo Pietro fino a Elutero, anno 174-179, ultimo successore nel momento in cui Ireneo scrive…) e conclude:

< Con questo ordine di successioni è giunta fino a noi la "Tradizione" che è nella Chiesa a partire dagli Apostoli e la predicazione della Verità. E questa è la prova più completa: che una e medesima è la fede vivificante degli Apostoli, che è stata conservata e trasmessa nella verità >.

(Ireneo "Contro le eresie" III, 1-3)


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 28/09/2002 22.04
Carissimi, aggiungo il pezzo che manca del brano tratto dal libro di S. Ireneo e inserito da Caterina nel messaggio precedente, in quanto di estremo interesse.
I beati apostoli, che fondarono e costituirono quella Chiesa,
affidarono poi a Lino l`ufficio episcopale di governarla. Questo Lino
è ricordato anche da Paolo nelle sue lettere a Timoteo. Lo seguì
Anacleto; dopo questi, al terzo posto dopo gli apostoli, ebbe
l`episcopato Clemente, che aveva conosciuto i beati apostoli
, aveva
conversato con loro e, mentre risuonava ancora la loro predicazione,
aveva avuto sotto gli occhi la tradizione; e non era il solo, perché
sopravvivevano molti direttamente istruiti dagli apostoli. Sotto
Clemente ebbe luogo una ribellione non piccola tra i fratelli che
erano a Corinto; la Chiesa di Roma scrisse perciò ai corinti una
lettera molto energica, richiamandoli alla pace, rinsaldando la loro
fede e proclamando la tradizione poc`anzi ricevuta dagli apostoli...
A questo Clemente successe Evaristo, e ad Evaristo
Alessandro; poi, sesto dagli apostoli, fu costituito vescovo Sisto;
dopo di lui, Telesforo, che sostenne un glorioso martirio. Poi Igino,
poi Pio e poi Aniceto. Ad Aniceto successe Sotero; e ora, al
dodicesimo posto dopo gli apostoli, ha l`episcopato Eleuterio. Per
quest`ordine e questa successione, la tradizione apostolica, la
predicazione della verità nella Chiesa è giunta fino a noi
. E` questa
una dimostrazione fortissima che una e identica è la fede
vivificatrice affidata dagli apostoli alle Chiese e conservata
genuina fino ad oggi.

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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 28/09/2002 22.20
Rileggendo il topic ho notato questa nota riguardante le comunità evangeliche:
piena autonomia di decisione delle singole Chiese, cioè, ogni Chiesa può stabilire ciò che ritiene opportuno per mandare avanti la propria evangelizzazione, anche attraverso dottrine purchè siano contenute nella Bibbia.
Se ho capito bene, ogni singola comunità evangelica si organizza come meglio crede ed esprime la sua fede così come meglio ritiene giusto fare.
Ma se è così, mi sono chiesto, come si fa a realizzare il comando del SIgnore: "Che siano una sola cosa..affinchè il mondo veda..e creda" ?
Penso che la società di oggi, sempre più agguerrita ed anticristiana, possa essere efficacemente controbattuta solo da una Chiesa profondamente unita al suo interno e che sappia dare un giudizio unanime sulle questioni che ogni giorno emergono in tutti i campi.
E' proprio questo che già S.Ireneo faceva osservare:
la Chiesa li custodisce con estrema cura, tutta compatta come abitasse in un'unica casa, benchè ovunque disseminata. Vi aderisce unanimemente quasi avesse una sola "anima e un solo cuore". Li proclama, li insegna e li trasmette all’unisono, come possedesse una sola bocca. Benchè, infatti, nel mondo diverse sono le lingue, unica e identica è la forza della Tradizione. Per cui le Chiese fondate in Germania non credono o trasmettono una dottrina diversa da quelle che si trovano in Spagna o nella terra dei Celti, o in Oriente, o in Egitto, o in Libia, o al centro del mondo.
(Teofilo)
00giovedì 12 novembre 2009 10:53
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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 24/10/2002 21.35

La rottura dell'unità dei cristiani
Il Protestantesimo

Lo studio della Riforma protestante del XVI secolo è particolarmente importante perché anche oggi l'immagine del cattolicesimo ne è fortemente condizionata. Innanzi tutto occorre sottolineare che la Riforma protestante non è propriamente una riforma. Per riforma di qualsiasi fenomeno storico, ma in particolare nella Chiesa, si intende, infatti, una ripresa di autenticità della propria identità e delle proprie origini, un approfondimento, una maturazione richiesta dalle particolari circostanze in cui si vive. La riforma cluniacense del IX-X secolo si può, in tal senso, definire una riforma della Chiesa che, attraverso di essa, acquisì una nuova vitalità. Lo stesso si dica per la riforma realizzata dalla nascita dell'ordine francescano e di quello domenicano. La riforma implica sempre un approfondimento delle origini e un loro sviluppo in circostanze nuove.

La Riforma protestante, invece, tronca i legami con l'origine. Seguendone l'itinerario fino alla fine non si troverà più l'avvenimento della fede nel suo aspetto oggettivo, ma un'altra cosa. Lutero fu senza dubbio una grande personalità religiosa come dimostra la sua capacità di aggregare intorno alla sue intuizioni molti altri uomini e non solo contemporanei. Ma quello che è nato con lui non si può definire un approfondimento, ma uno sviluppo, una reinterpretazione in senso moderno della originale identità cristiana. Egli creò una cosa nuova.

Lutero stesso ha lasciato una relazione scritta dell'avvenimento della sua conversione, avvenuta tra il 1513 e il 1517 nella torre del monastero di Wittenberg: "Nonostante che vivessi la mia vita di monaco in modo irreprensibile, mi sentivo peccatore di fronte a Dio. La mia coscienza era estremamente inquieta ed io non avevo alcuna certezza che Dio fosse placato dalle mie riparazioni. Non amavo quel Dio giusto che punisce il peccatore, anzi lo odiavo". La preoccupazione fondamentale di Lutero è dunque un rapporto irrisolto tra un peccatore e un giudice giusto. Per il soggetto cristiano, come lo si è descritto precedentemente, il problema di partenza non è questo, bensì l'annuncio di una realtà nuova nel mondo, a cui il singolo partecipa nella sua individualità. Nessun limite o errore pregiudica la certezza dell'evento, a cui l'uomo aderisce con tutta la sua particolarità, credendo che esso è più grande del suo male.

Con Lutero il problema fondamentale del cristiano diventa quello di non avere dissidi con il Dio giusto. È come se scomparisse l'evento di Cristo, dentro il quale la misericordia di Dio accoglie l'uomo così com'è. Ecco invece l'orizzonte delle preoccupazioni di Lutero: da una parte un Dio giusto che perseguita il peccatore, dall'altra la coscienza che non riesce a tranquillizzarsi. Finché, come afferma Lutero stesso (la traduzione è libera), Dio lo illuminò: "Dio infine ebbe pietà di me e, meditando giorno e notte un certo versetto, cominciai allora a comprendere che la giustizia di Dio è quella per mezzo della quale il giusto vive del dono di Dio, se ha la fede. Mi sentii allora letteralmente rinascere e mi sembrò di essere entrato nel paradiso".

La Riforma è una riduzione in senso moderno della fede cattolica, in quanto la modernità è, appunto, l'affermazione della centralità del soggetto umano così com'è, a prescindere dall'appartenenza all'avvenimento di Cristo presente nella Chiesa. Per Lutero il problema è come l'uomo singolo possa arrivare alla tranquillità della coscienza e sentirsi salvato, per lui è prioritario e fondamentale l'aspetto soggettivo e sentimentale del benessere del singolo: dall'appartenenza si è passati alla reinterpretazione. Il soggetto che occupa il centro di interesse di Lutero è il singolo, che esiste non per un'appartenenza bensì in sé e per sé nella sua immediatezza.

Questo soggetto, eretto a criterio di interpretazione di tutto, riprende tutta la tradizione della Chiesa e la rilegge dal suo punto di vista. Questo è il protestantesimo. Il cattolicesimo, invece, è il soggetto umano che cresce e si realizza nell'appartenenza: incontrato l'avvenimento di Cristo nella storicità della vita ecclesiale, esso incomincia un processo di educazione nel quale matura una coscienza nuova di sé e un criterio nuovo di giudizio. Quello del protestantesimo è un procedimento opposto: il soggetto umano, che coincide con l'individuo caratterizzato dai dati del suo temperamento, della sua intelligenza, della sua affettività, deve interpretare un oggetto che gli sta di fronte, cioè Dio, in modo da avere la certezza sentimentale, psicologica e affettiva di essere salvato. Alcune espressioni comuni anche in contesti "cattolici", come: "La fede è una cosa che si sente; se la si sente è vera, altrimenti no" indicano quanto sia stata incidente la trasformazione soggettiva ed emozionale prodotta dal protestantesimo. La fede è ridotta ad oggetto (analogo a tutti gli altri trattati dalla scienza) il cui scopo è ricavare una salvezza intesa come benessere. Per 1500 anni, essa era stata invece un evento che si annunzia nel mondo per la presenza di Cristo nella Chiesa, e che chiama ogni uomo ad aderirvi.

continua....


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 24/10/2002 21.45

I fattori che preparano la Riforma

Nel periodo che stiamo esaminando si forma, nella coscienza della cultura e della società europea, un soggetto che non considera l'evento, ma che, anzi, è tanto più soggetto quanto più prende le distanze dall'evento. Possiamo identificare quattro fattori di questo processo:

1. Una riduzione della Chiesa da mistero, sacramento, partecipazione alla realtà di Cristo presente, ad una struttura di carattere situazionale (i cristiani sono tali perché sono nati in Occidente, in una data situazione). Sorge un soggetto umano che vive nella Chiesa, come afferma Romano Guardini, ma non vive più la Chiesa; non vive un'esperienza di appartenenza. Già al termine del Medioevo la Chiesa comincia ad essere sentita da alcune minoranze intellettuali come un avvenimento estrinseco all'individuo.
2. Una sottolineatura estrema della ragione come capacità di problematizzazione radicale, per cui i fatti e le idee stanno sullo stesso piano. Alle spalle della Riforma ci sono almeno 150 anni di "nominalismo", che è in sostanza una riduzione del sapere a "nomina", cioè a concetti astratti con cui l'intellettuale gioca cercando di organizzarli il più intelligentemente possibile. Negli ultimi 150 anni della cultura medioevale, in ogni università esistono cattedre di "nominalismo", cioè di pura ricerca intellettuale astratta, dove il fatto dell'Incarnazione e la possibilità della non Incarnazione, la Trinità e la possibilità che non esista, l'esistenza e la possibilità della non esistenza di Dio, vengono messi sullo stesso piano: sono "nomina" con cui giocare.
3. Una volontà (come reazione antiintellettualistica a questa sottolineatura enfatica dell'intelligenza intesa come pura organizzazione di "nomina") di salvare la fede contro la ragione, abbandonando quest'ultima al male, al demonio. Tra fede ed intelligenza avviene una rottura radicale: la fede dev'essere salvata senza l'intelligenza con un atto di carattere puramente volitivo e sentimentale. Si afferma il fideismo come concezione della fede-sentimento staccata dalla ragione. Viene così a perdersi la grande eredità dell'età patristica e medioevale, per cui in Cristo si realizza la pienezza di tutto l'umano.
4. Il crearsi di un'immagine di uomo puramente naturale, che si può realizzare anche solo con la sua intelligenza e la sua volontà. La fede diventa qualche cosa che si aggiunge dall'esterno, un particolare prezioso ma accidentale, non più un dono. È esattamente in questo periodo, al finire del Medioevo, che nasce l'espressione "naturale e soprannaturale". Sino a questo momento non si era operata tale distinzione perché era chiaro che l'unico avvenimento è Cristo, nel quale l'uomo viene realizzato in pienezza. Adesso si parla di un uomo naturale che agisce secondo il puro lume della ragione e che già può realizzare un suo fine nobile, "naturale". Alcuni poi tendono, in aggiunta, ad un fine soprannaturale (Cristo), che non entra nella vita dell'uomo per realizzarla pienamente, ma è un particolare di cui al limite si potrebbe anche fare a meno.


Questi quattro fattori fanno da scenario all'esperienza di Lutero e condizionano la mentalità sua e della gente a cui parlava.

continua.......


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 24/10/2002 22.01
Cristo a misura dell'interpretazione del singolo.

L'esperienza di fede di Lutero ha dato corpo a un soggetto che prescinde dalla Chiesa, anzi, facendo propria l'opposizione individuo-comunità, demolisce la Chiesa intera come pura istituzione che, impedendo al singolo il rapporto diretto con Cristo, ne ostacola la maturazione. Per Lutero il singolo è chiamato a vivere un rapporto diretto con Cristo e poiché la Chiesa si pone fra lui e Cristo con una serie artificiosa di strutture, ed inoltre essa è debole moralmente, l'individuo deve rifiutarla. Lo scandalo suscitato in Lutero dall'immoralità degli ecclesiastici incontrati a Roma o di quelli che predicavano le indulgenze, risponde a un schema banalissimo: se si vive male una realtà giusta, vuol dire che essa non è giusta; è un rifiuto moralistico della Chiesa e in particolare del popolo giudicato degenerazione e inquinamento del Cristo. Il rapporto con Cristo, per Lutero, è tutto nell'esperienza di un nesso immediato e diretto del singolo attraverso un oggetto che non può mutare: la Parola scritta. L'esperienza della fede, per Lutero, è l'interpretazione che il soggetto fa dell'oggetto Parola, a cui può seguire, nel soggetto, il sentimento di essere salvato, oppure può non seguire nulla. Si rifiuta dunque la Chiesa. Per 1500 anni la Scrittura, fissata dalla prima generazione cristiana, non era stata lo strumento privilegiato del rapporto con Cristo (tale strumento era la vita del popolo di Dio, la Chiesa), bensì un punto di riferimento obbligato per avere una coscienza esatta di Cristo. Con Lutero, scomparso il popolo, è rimasta la parola.
Secondo la tradizione la vita della Chiesa immette nell'avvenimento di Cristo attraverso la propria struttura sacramentale. Con la Riforma non rimane più nulla dei sacramenti: essi sono tutti eliminati o, al massimo, concepiti come pura commemorazione (la Santa Cena protestante va intesa in questo senso). La stessa storicità di Cristo viene posta in secondo piano di fronte alla Parola. Cristo infatti è importante per la parola che ci ha lasciato, per i comandi che ha dato: non è un evento a cui si partecipa. In tal modo viene ritrascritto tutto il patrimonio della cristianità e della sua cattolicità. Questo mutamento era già presente nell'esperienza di Lutero, anche se la storia della Riforma svolgerà ulteriormente e successivamente tale embrione di riduzione soggettivistica e sentimentale della fede. Il contesto sacramentale della Chiesa viene sostituito dal rapporto immediato e diretto con la Parola. L'esperienza religiosa viene così radicalmente trasformata. Ha perso senso la sacramentalità della Chiesa, secondo cui l'evento di Cristo permane nel mondo non in una Parola scritta, ma attraverso il mistero della Chiesa, cioè attraverso un'unità non riconducibile alla carne ed al sangue, bensì al luogo della presenza di Cristo, che non può essere eliminata dagli errori e dai peccati di quelli che in essa vivono. Questa riduzione avviene in un quadro di rigida predestinazione. Infatti, colui che pone l'uomo dentro o fuori la salvezza, concedendogli il sentimento dell'essere salvo o negandoglielo, è Dio stesso che sceglie solo alcuni e perché non vuole la salvezza di tutti.

La posizione cattolica aveva affermato che Cristo è Dio che si comunica per la salvezza di ogni uomo; a lui si aderisce per la volontà del singolo. In Lutero il criterio è completamente capovolto: c'è un Dio che capricciosamente, in una massa destinata alla perdizione perché peccatrice, predestina alcuni alla salvezza ed altri alla dannazione (in Calvino si parlerà di "arbitrarismo divino"). Dio può scegliere il malvagio per salvarlo nonostante la sua malvagità, e può dannare il buono. Si tratta, insomma, di un'immagine di Dio che agisce nei confronti dell'uomo in modo assolutamente arbitrario.

continua.......

(Teofilo)
00giovedì 12 novembre 2009 10:55
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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 24/10/2002 22.12
La concezione protestante dell'uomo

La riduzione protestantica della fede reca con sé alcune conseguenze a livello antropologico, cioè di concezione dell'uomo.
1. La fede è un problema solo per chi si sente peccatore. Pertanto, l'uomo moderno ha due volti: quello di chi si sente padrone dell'universo (che troverà nell'illuminismo la sua celebrazione), signore della storia, non più servo di Dio ma re di se stesso; oppure ha il volto pessimistico dell'uomo cosciente del proprio limite invincibile, insuperabile. Il primo tipo di uomo non arriva alla fede, perché non ne ha bisogno; il secondo, invece, avverte il problema della fede. Il cristianesimo comunque si è già ristretto a un problema che si pone solo per alcuni. Il protestante non ha niente da dire a chi non si sente peccatore. Il cristianesimo autentico invece, ponendo nel mondo l'avvenimento di Cristo morto e risorto, salvezza di chi si sente peccatore e di chi non si sente, di chi è intelligente e di chi non lo è, di chi è greco come di chi è barbaro, di chi è schiavo e di chi è libero, rivela il suo valore universale esattamente in quanto si rivolge alla struttura ultima dell'uomo. Con il protestantesimo invece è l'uomo che giudica la fede e non viceversa. La religione diventa un problema moralistico, il problema di fare del bene, che interessa solo chi avverte il problema del proprio peccato. Da questo punto di vista l'immagine che il mondo odierno ha del cattolicesimo e che tante volte anche i cattolici hanno di se stessi, è molto più protestante che cattolica.
La fede "protestante" non è più un avvenimento che giudica il mondo e lo salva, bensì un messaggio che non mette in discussione il mondo così com'è, ma, anzi, deve trovare il suo posto nel mondo e precisamente nel cuore di coloro che, vivendo il problema del loro peccato, vogliono cambiare.
2. La fede, cioè il sentimento di essere salvati, a cui ci si abbandona senza possibilità di comprendere fino in fondo, coincide con una posizione di assoluta fiducia, che non coglie la totalità dell'uomo come intelligenza e volontà, ma solo il suo aspetto affettivo e sentimentale. Il credente è ridotto a un tipo di uomo che ha il problema di vivere rettamente. L'uomo si trova radicalmente diviso: da un lato sperimenta il sentimento emozionale di essere salvato, sull'onda del quale vive la vita nella certezza che Dio l'ha predestinato e perciò lo salverà; dall'altro lato la sua ragione è intesa come capacità di far cultura, conoscere la realtà, realizzare rapporti, scelte, costruire progetti in cui la fede non c'entra. Ne consegue che, sia che intenda la ragione dell'uomo come buona, e tenda, di conseguenza, ad adeguarsi culturalmente a tutti gli altri uomini, sia che la consideri di nessun valore e si affidi, quindi, a chi solo può garantire un'ordinata convivenza, il protestante è sempre favorevole al potere qualunque esso sia. Il calvinismo e certo protestantesimo liberale pensano che il successo negli affari sia segno di elezione da parte di Dio. Il luteranesimo ritiene invece che l'unico fattore di salvezza sia la fiducia in Cristo e nella sua parola: tutta la storia umana rimane preda di una contraddizione cui solo gli ultimi tempi porranno fine.
In ogni caso il protestantesimo, sia nella sua versione ottimistica, come in quella pessimistica, non può in ultima analisi che giustificare il mondo e la sua ideologia.
continua.....

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 24/10/2002 22.50
Il rapporto con il potere

Il protestante è dunque strutturalmente per il mondo e per ciò che il mondo ha creato. È possibile verificare tale affermazione in due punti significativi.

1. Il mondo in cui il protestantesimo nasce è in trasformazione: nasce la borghesia del mercantilismo, un ceto emergente nuovo che mette in discussione l'età feudale o medioevale in quanto segnava la prevalenza della vita religiosa sulle varie forme di attività, in particolare sulla contrattazione e sul profitto. Mentre la Chiesa cattolica scomunica colui che presta a usura, cioè il banchiere (in quanto sostiene, dall'inizio della sua storia, la destinazione sociale della proprietà), il protestantesimo si dispone a dare base sacrale e religiosa al mercantilismo. Lo affermano gli stessi storici protestanti, ad esempio Troeltsch ne Le chiese e la nascita del capitalismo e il suo allievo, R. Tawney in Protestantesimo e nascita del capitalismo. Quello che Marx e i marxisti chiamano capitalismo non sarebbe attecchito in Europa senza l'incremento, l'accettazione, la sacralizzazione che di esso ha fatto il protestantesimo, il fatto stesso che il protestantesimo ha avuto la sua massima espansione negli Stati Uniti e specialmente durante il boom Industriale, rende palese la questione. La polemica di Marx contro la società e contro la religione al servizio degli interessi di classe, infatti,  non colpisce tanto il cattolicesimo, quanto il protestantesimo. I Manoscritti economico-filosofici di Marx, tanto è vero, sono stati scritti a Londra contro una certa società che sicuramente cattolica non era. Il protestante addirittura sostiene, con l'ingenuità e il rigorismo dei calvinisti, il mondo borghese e capitalista perché l'uomo che si realizza da sé sperimenta la benevolenza di Dio.
2. Sul piano etico-culturale, è il periodo in cui si realizza lo stato assoluto, non come esercizio ma come immagine del potere. Si tratta di uno stato chiamato impropriamente nazionale, che si concepisce come comprendente tutte le dimensioni dell'esistenza anche quella religiosa. Il protestantesimo sostiene questa immagine di Stato assoluto, fino a rendere la Chiesa parte della realtà statale. Essa infatti priva della sua sacramentalità, è ridotta ad una struttura pedagogica che, come tale, deve essere guidata da chi ha il potere nella società. L'ideale del potere assoluto è una Chiesa di stato, in cui l'autorevolezza vera sia quella politica, e la stessa autorità religiosa ne dipenda. Un esempio chiarissimo è l'Atto di Supremazia, che ha fatto nascere, nel 1534, la Chiesa di Inghilterra; Enrico VIII, il suo autore, si dimostra come il più acuto e intelligente discepolo di Lutero. Ma già nel manifesto di Lutero Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca la Chiesa, ridotta a struttura giuridica, pedagogica, culturale di formazione morale, viene consegnata ai nobili, allo Stato. Quando attorno al 1525 i contadini, vessati dal nascente stato liberal-borghese, si ribellano, Lutero scrive parole terribili ai principi della regione tedesca, perché ammazzino quei "cani" che hanno osato mettere in discussione l'ordine sociale stabilito da Dio. Il protestantesimo, dunque, impedendo alla fede di diventare cultura, cioè non unificando la persona, la lascia nella storia in balia di chi detiene il potere ideologico o politico. Per questo il protestantesimo ha certamente avallato la nascita della borghesia e del capitalismo e l'insediamento di una realtà di stato assoluto, nel quale la Chiesa è come la parte religiosa-culturale che è ed ha la sua legittimazione soltanto nell'ambito della struttura sociale.

La debolezza attuale della presenza cattolica, l'incapacità di leggere il vero bisogno degli uomini è forse dovuta anche ad una certa infiltrazione di protestantesimo nel cattolicesimo, per cui si considera la comunità cristiana come appendice di una società già al tramonto anziché fattore di una nuova evangelizzazione, di un nuovo annuncio: Cristo risorto, presente nel mistero della Chiesa, proposta di salvezza a tutti gli uomini.
FINE.....
culturacattolica.it

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 10/12/2002 13.53
Amici....riprendo questo forum.....perchè ho trovato dell'altro da aggiungere....per poter comprendere che cosa è accaduto in un certo periodo......e le conseguenze.......e quindi....la necessità che occorre l'unità fra tutti i cristiani...per giungere ad essere veramente credibili, in un mondo in cui c'è veramente il rischio di evangelizzare il Signore soltanto a parole....

Il razionalismo in età moderna: il XVI secolo

Autore: Stefano Ceccatelli

Mi ripropongo di studiare, cominciando dal presente articolo , lo sviluppo, l'apogeo, il declino e la crisi di quel tipico fenomeno dell'età moderna che va sotto il nome di razionalismo.
Di solito, la nascita del razionalismo viene posta nel XVII secolo, il secolo della scienza. Ma già nel '500, come avremo modo di vedere in quest'articolo, una corrente di razionalismo moderno aveva mosso i suoi primi passi.
Il XVI secolo è il secolo della Riforma protestante .
Può sembrare paradossale. Ma come: non era stata la Riforma quel movimento religioso di grande portata, tutto incentrato sul principio della "sola fede" (sola fides)? Non aveva detto Martin Lutero, il grande promotore della Riforma, che solo la fede in Gesù Cristo può condurre il cristiano alla salvezza?
E allora, come può avere avuto origine qui, in questo "solafideismo" (mi si passi il termine), quel fenomeno di portata epocale, che nel 1600 fu chiamato Razionalismo e nel 1700 Età del Lumi, avente il suo centro nell'esaltazione della ragione umana?
In effetti, si tratta di un paradosso; ma è noto che le storie paradossali sono assai spesso le più verosimili, e pertanto mi appresto a raccontarla.
Tanto per inquadrare l'argomento sarà necessario spendere due parole sulla Riforma.
Come ho già detto, l'iniziatore della Riforma protestante fu il monaco agostiniano Martin Lutero il quale, nel 1517, affisse sul portale del Duomo di Wittenberg le sue cosiddette "95 Tesi".
In esse, in estrema sintesi, il monaco agostiniano:
1. proclamava che solo la fede in Gesù Cristo salva il cristiano;
2. affermava che le opere della Chiesa Cattolica (elemosine, penitenze, indulgenze, pellegrinaggi, digiuni, culto dei santi etc.) erano indifferenti ai fini della salvezza;
3. orientava i cristiani verso il cosiddetto "libero esame" delle Sacre Scritture.

Proclamato eretico dal Papa Leone X, Lutero bruciò pubblicamente la Bolla di scomunica (1520) e si salvò dal rogo solo per merito del Principe Federico di Sassonia che lo protesse e lo accolse nel suo castello.
Qui, nel castello di Wartburg, Lutero poté con calma affrontare l'impresa della traduzione della Bibbia in tedesco.
Dopo questo rapidissimo excursus storico torno all'argomento di questo articolo.

Qual era il rischio insito nella nuova dottrina luterana?
Il rischio era quello, e Lutero ne era estremamente consapevole, di inciampare nello scoglio dell'individualismo.

In effetti, abolita la Chiesa, abolita la Sacra Scrittura nella versione autorevolmente tradotta e interpretata dalla Chiesa, abolita in fondo ogni mediazione esterna tra Dio e l'uomo, la strada era spianata affinché ogni fedele elaborasse un proprio personale cristianesimo, senza regole e senza riti, anzi meglio, ognuno con le proprie regole ed i propri riti.
Un simile individualismo avrebbe potuto provocare la fine del Cristianesimo come esperienza religiosa comunitaria.
Per evitare questo scoglio e mantenere la sua fede nell'alveo delle spiritualità comunitarie, Lutero reintrodusse una mediazione esterna fra l'uomo e Dio.
Questa mediazione fu di nuovo la Scrittura, ma stavolta nell'interpretazione e nella traduzione date da Lutero stesso
(sola Scriptura).
Questo espediente, se da un lato evitava l'individualismo e permetteva la nascita di una Chiesa luterana, dall'altro introduceva un'insanabile contraddizione nella dottrina di Lutero.
Spuntarono subito come funghi altri riformatori che, "a sinistra di Lutero"2, rimproverarono al loro capostipite di aver teorizzato il "libero esame" e di averlo poi smentito nei fatti. Uno di loro, il bavarese Sebastian Franck, arrivò addirittura a criticare il protestantesimo per aver sostituito all'egemonia della Chiesa romana un'altra egemonia, quella della Bibbia, della quale Lutero pretendeva di essere interprete infallibile.
Da questo momento, dal tronco luterano della riforma, germinarono numerosissime sette eretiche, tutte imperniate, nonostante la loro diversità, su quel principio del libero esame su cui si era inizialmente orientato Lutero.
Secondo i capi di queste sette non c'era scampo: se si voleva salvaguardare il libero esame, bisognava rinunciare ad ogni mediazione esterna fra Dio e l'uomo e, di conseguenza, ad ogni "autorità" esterna alla coscienza del singolo individuo, fosse questa una Chiesa o una qualsiasi Sacra Scrittura.
Solo la coscienza individuale, ben presto identificata con la Ragione (ratio), poteva svolgere il ruolo di Interprete Supremo delle scritture.
E' molto istruttivo, al riguardo, il seguente passo del savoiardo Sebastiano Castellion (1510ca ­ 1563): "La ragione è, oso dire, figlia di Dio; essa fu la prima di tutte le Scritture e cerimonie, prima anche della creazione del mondo; essa sarà sempre, dopo tutte le Scritture e cerimonie e anche dopo il capovolgimento e il rinnovellamento dello stato di questo mondo, e Dio stesso non vi può rinunziare. La ragione, dico, è come un discorso eterno di Dio, molto più antico e sicuro delle Scritture e delle cerimonie. () Secondo essa visse Gesù Cristo, () perché la ragione è come un discorso continuo della verità che non cessa di parlare eternamente dentro di noi".
In questa che è già una prima forma di "deismo", la Ragione contenuta nelle Scritture e la razionalità del credente occupano il posto che la sola fides e la sola scriptura avevano nella teologia di Lutero.
Se non ché, in questa prospettiva razionalista, si finirà col negare i miracoli, la resurrezione, il "mistero" della fede cristiana, e si aprirà la strada a quella eliminazione del soprannaturale che sarà caratteristica delle filosofie successive.


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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 17/02/2003 19.12
Rileggendo attentamente questo forum......l'ho trovato idoneo per ospitare la seguente riflessione......
Una considerazione da NON sottovalutare......
In questa lettera leggiamo quanto segue, chi scrive è un past. Protestante, Paolo d. P. e dice:

Care amiche e cari amici,

nel 16esimo secolo la Riforma Protestante cercò di attirare l’attenzione sul fatto che la fede nel Dio vivente comportava un fermo rigetto di ogni realtà contraria. La confessione di fede della chiesa di Scozia del 1560 sottolineò questo elemento nel 1^ capitolo affermando testualmente: Noi confessiamo e riconosciamo un Solo Dio al Quale siamo fedeli , Che soltanto dobbiamo servire e adorare e in Cui soltanto poniamo ogni nostra fiducia.

L’enfasi sui principi SOLTANTO A DIO ONORE E GLORIA, SOLTANTO CRISTO, SOLTANTO LA SCRITTURA, SOLTANTO LA GRAZIA E SOLTANTO LA FEDE ebbe come conseguenza un completo e radicale ri-orientamento della fede della chiesa. Oggi è innegabile che le chiese nate dalla Riforma Protestante attraversano un periodo di profonda crisi. Come ha scritto il teologo americano J. Leith nel suo libro The Reformed Imperative, molti fattori hanno contribuito al malessere della chiesa. La secolarizzazione della cultura nel cui contesto si vive come se Dio non ci fosse, è uno di questi. Altrettanto significativa è la nuova situazione sociale nella quale vi è sempre meno sostegno per la chiesa all’interno delle generali strutture della società. In ogni caso, egli aggiungeva , la crisi della chiesa non può sempre essere spiegata in termini di contesto sociale. In effetti la principale causa del malessere della chiesa va individuato nella perdita del carattere distintivo del messaggio cristiano. Si ha veramente l'impressione che si stia avverando a distanza di 4 secoli ciò che il Riformatore Martin Lutero aveva profeticamente anticipato quando aveva previsto: "dopo di noi verrà demolito ciò che abbiamo costruito e ricostruito ciò che noi abbiamo demolito".
...........

Lutero avrebbe dunque fatto questa profezia??
dopo di noi verrà demolito ciò che abbiamo costruito e ricostruito  ciò che noi abbiamo demolito.......
facciamo un paio di considerazioni:
1) se era così sicuro di aver fatto quanto di giusto poteva fare...perchè dubitare della sua "opera"?
2) c'è in questa frase uno scoraggiamento ed una sfiducia....rivolta a chi? Io non la defineri "profezia" se non in un impeto di esame di coscienza dove ...."forse" ( è un azzardo, ma chi può saperlo?)....Lutero si rese conto degli eccessi compiuti (??)
3) ultimo ma non meno importante......una frase che fa molto pensare: .......ciò che noi abbiamo demolito.......
Più che profezia......parlerei di un profondo esame di coscienza.......chi aveva dato a Lutero l'autorità di tentare di demolire la Chiesa fondandone un altra? Non è allora molto più onesto come riconosciuto oggi dai cattolici e dai Luterani che.....Lutero aveva visto bene si la Riforma, ma che il suo errore fu quello di perdere la pazienza e di andarsene dalla Chiesa fondandone di fatto un altra...dalla quale migliaia di ramificazioni ne hanno distorto il senso non scartabile iniziale??......questo forum in minima parte ha dato già ampie risposte...sarebbe interessante sapere cosa ne pensano gli altri.......
Chissà.....fraternamente C.

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 24/05/2004 16.03
Riporto su questo forum....perchè altrove si ritiene che gli evangelici pentecostali derivano dagli Apostoli....ma gli evangelici di altervista sostengono che loro NON discendono nè dai cattolici, nè dai protestanti......ma che sono una lunga catena ininterrotta....dagli apostoli del giorno della Pentecoste..così, senza una chiesa....e senza rappresentanti...perchè il fatto che poi citino i Padri della Chiesa diventa assurdo.....
Ma colgo un particolare nel sito ufficiale delle ADI......dove scrivono circa le dottrine:
Quando parliamo di "lineamenti dottrinali" non riteniamo con questa definizione affermare che essi contengano tutte le dottrine bibliche, ma soltanto quelle fondamentali riguardanti la rivelazione di Dio per la salvezza eterna dell'uomo e per l'esercizio del ministerio cristiano secondo "Tutto l'Evangelo".....
....
Dunque.....nei "lineamenti dottrinali" delle ADI....non vi sono TUTTE LE DOTTRINE BIBLICHE, ma solo una parte.....quelle fondamentali........
Bè..questa dichiarazione che ritengo ufficiale, essendo un sito ufficiale che lo scrive.....è CONFORTANTE....perchè vuol dire che essi tramandono SOLO UNA PARTE delle dottrine bibliche.......il che vuol dire che il resto NON è che le rifiutano, semplicemente NON le contemplano...il chè è diverso...
Riporto dal messaggio 13 la famosa frase (o profezia?) di Lutero, anche se gli evangelici NON LO RICONOSCONO COME RIFORMATORE......
"dopo di noi verrà demolito ciò che abbiamo costruito e ricostruito ciò che noi abbiamo demolito".
.......
Buona meditazione, fraternamente Caterina
(Teofilo)
00giovedì 12 novembre 2009 11:02
(Teofilo)
00giovedì 12 novembre 2009 11:05
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Da: Soprannome MSNStefanoS79Inviato: 11/03/2003 14.45
 
Il caro fratello Salvatore ha ragione nel dire che dobbiamo rimboccarci le maniche...nel gruppo del Rinnovamento Carismatico di cui faccio parte spero prima o poi di poter tenere un corso biblico, non che io abbia titoli accademici, ma lo studio della Bibbia tra i fratelli evangelici mi ha fatto scoprire Cristo e lo studio successivo mi ha fatto comprendere in modo completo qual'è la sua casa, ovvero la Chiesa Cattolica....so molte cose che tanti fratelli cattolici ignorano che potrebbero essere di grande edificazione per loro....non lo dico per orgoglio, ma penso che nessun cattolico conosca la Bibbia tanto bene come chi prima era protestante. Riguardo ai CD ti consiglio di comprare le musiche dei Pentecostali, a me piacciono molto e innalzano il Signore Gesù, senza criticare minimamente la Chiesa. Se per molti evangelici l'Anticristo è il papa, non sono i soli a crederlo: molti lefevriani credono la stessa cosa! e più cattolici di quelli non c'è nessuno!  I missionari che aiutano i poveri ci sono anche tra i fratelli evangelici di tutte le chiese, ci sono tra i modalisti e gli avventisti, tra i geovisti e i mormoni...anche sai baba che è un guru indù ha fondato un ospedale laggiù in India per i poveri.......non siamo ingenui: con questi discorsi sulla carità non conviceremo MAI NESSUNO, l'unico modo per mettere in difficoltà un evangelico è dimostrargli con la Bibbia che le dottrine cattoliche sono vere....tanto solo la Bibbia viene presa sul serio, tutto il resto viene sempre e comunque scartato.Non dico che questo è giusto, dico che è vero, e chiunque abbia dialogato un minimo con i membri delle sette eretiche (geovisti, mormoni, ecc...) e con i fratelli separati lo sa bene.Salvatore continua:Si sentirebbero di dimostrargli la loro superiorità cristiana, solo per il fatto che parlano (o credono di parlare) in lingue?Il dono delle lingue è parte integrante della vita cristiana, molti Santi Cattolici avevano questo carisma, a partire dal 1967 è possibile vivere una spiritualità carismatica anche DENTRO la Chiesa Cattolica, nel Rinnovamento (di cui sono membro) e l'enfasi sulle lingue, come pure certi errori non sono esclusivi dei pentecostali, ma pure nel RnS.Ci sono poi molti evangelici che non credono alle lingue, ma rimangono pienamente evangelici...avete presente il sito eresie di Diotrefe? L'unica verità e l'unica cosa che può cambiare la vita è un esperienza personale di conversione a Gesù Cristo accettandolo come Signore e Salvatore, che è possibile fare in ogni chiesa cristiana (quindi non le sette come mormoni e geovisti) anche la conversione a Cristo che si vive tra i Pentecostali Unitariani è autentica, come autentici sono quei doni...il Signore è molto più espanso delle nostre idee e dai confini visibili della Sua Chiesa.I Protestanti sono tutti uniti nello Spirito Santo se credono in Cristo, ma sono uniti in questo corpo anche i cattolici che credono sul serio, cosa quest'ultima che essi dimenticano spesso.L'unità nello Spirito c'è tra i protestanti e tra di noi.....sento molto più vicino a me un pentecostale o un ortodosso che crede sul serio che u cattolico modernista che smitizza la Parola di Dio dicendo che i miracoli di Gesù erano simboli e che Gesù non è davvero risorto. Bisogna insegnare alla gente chi è Gesù dobbiamo predicare Gesù solo e non noi stessi, non la Chiesa ma il nostro Signore.Nessuno si salva entrando solo nella Chiesa, si entra nella Chiesa se si crede in Gesù sul serio...che si sia fuori o dentro la chiesa visibile poco importa, penso sia meglio essere un pentecostale che è un cristiano salvato che è fuori dalla vera Chiesa e va in cielo quando muore che essere un cattolico di etichetta che ha una fede da quattro soldi e disprezza i sacramenti e se ne va all'inferno perchè non ha mai creduto. Quello che infine ci dice Dorotea sull'epistola di Giuda penso che sia indicato non per i cari fratelli evangelici, ma vada bene per i testimoni di Geova...se uno viene sobillato da un pentecostale non perde poi un granché abbandona una realtà della Chiesa triste e smorta e scopre una realtà ripiena di Spirito Santo e di gioia....conosce il Dio vero!Se invece va dai geovisti conoscerà solo fatica, dolore e sarà preso a calci nel sedere quando non ubbidirà agli anziani di congregazione, oltre al fatto che non conoscerà mai Dio, ma l'assassino geova-molok che ti ammazza se non sei un TdG servile. 
 
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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 11/03/2003 16.47
 
Pace a te caro fratello Stefano,"se uno viene sobillato da un pentecostale non perde poi un granché abbandona una realtà della Chiesa triste e smorta e scopre una realtà ripiena di Spirito Santo e di gioia....conosce il Dio vero!" Qui ti sbagli, ti prego di sforzarti di conoscere meglio le realtà cattoliche prima di etichettarle come "Chiesa triste e smorta", perchè conosco molte comunità allegre, vivaci, entusiaste nel lodare il Signore.E poi non devi cadere nell'errore di considerare che non si perde niente passando dalla Chiesa cattolica ai pentecostali.Innanzitutto di perde una parte di verità, e un cristiano dovrebbe essere attaccato alla verità tutta intera.Poi ma non secondariamente si perde l'immenso valore dell'Eucaristia, che è cibo per la nostra anima, è Gesù vivo e reale che si dona a noi come cibo di vita eterna.Gesù Parola, Gesù uomo, Gesù Dio, Gesù salvezza, Gesù Eucaristia.Non è bello perdere Gesù Eucaristia!I primi cristiani come tu sai credevano in Gesù Eucaristia, e ne apprezzavano il profondo e immenso valore. Poi ti prego di non considerare cattolici i seguaci di Marcel Levfrebre, perchè sono eretici, apostati, tanto quanto tanti altri che hanno abbandonato la Chiesa cattolica, in passato, e tanto quanto coloro che la combattono strenuamente, calunniandola con ogni sorta di offese.Controlla i documenti pontifici al riguardo, e vedrai che non lo considerano affatto cattolico, ma uno scismatico eretico. PaceSalvatore
 
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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 11/03/2003 16.52
 
Vero è comunque che molti gruppi pentecostali non si possono assolutamente paragonare con i tdG, che vittime sono, ma non sono cristiani. In quanto ai CD dei pentecostali nè ho diversi, e li apprezzo parecchio, al pari di quelli del RnS. Anzi ti consiglio di comprare AD una Voce, e Nelle Tue mani, che sono due bellissimi CD del RnS. Alcuni canti sono uguali a quelli dei pentecostali, avendo il RnS chiesto il permesso agli autori americani come Darlene, Ron Kenoly, ecc. In ogni caso i canti di lode sono patrimonio comune di tutti i cristiani, senza distinzione di autori o di cantanti, sono opera del Signore. PaceSalvatore
 
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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 11/03/2003 19.40
 
Poi ti prego di non considerare cattolici i seguaci di Marcel Levfrebre, perchè sono eretici, apostati, tanto quanto tanti altri che hanno abbandonato la Chiesa cattolica, in passato, e tanto quanto coloro che la combattono strenuamente, calunniandola con ogni sorta di offese.Controlla i documenti pontifici al riguardo, e vedrai che non lo considerano affatto cattolico, ma uno scismatico eretico. PaceSalvatore............ Perdonami Salvatore ma sei male informato........ho aperto un forum apposta per chiarire subito questa cattiva informazione......le tue definizioni sono piuttosto forti.....l'eretico è colui che nega diverse dottrine......e non il non accettare un Concilio dal momento che il Vaticano II non ha definito nessuna nuova Dottrina......ma si è riunito soltanto per rinforzare la posizione della Chiesa su molti aspetti prima fra tutti quello dell'Ecumenismo......e sulla realtà e verità della Tradizione......I levfebvriani.....hanno accolto solo metà.....cioè, solo l'importanza della Tradizione...ritenendo controproducente l'ammodernamento della Liturgia ed altro...... Sono scismatici e il perchè è spiegato li.......in quell'altro forum......Mons.Lefebvre^__^............i levfebvriani SONO CATTOLICI...............NON sono eretici ma scismatici......non ritengono (loro) di aver abbandonato la Chiesa....e qui ci sarebbe da discutere....ma il Papa non li ha ancora "mollati" e quel documento datato l'annos corso ne è un esempio......un pò...insomma...come i "vetero-cattolici".....i quali però si stanno allontanando più gravemente a causa dell'ordinazione sacerdotale alle donne......ma questo è un altro forum..... Fraternamente C.
 
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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 13/03/2003 10.49
 
Si ha ragione Caterina, è più corretto considerare Levfebre uno scismatico. Nella storia del cristianesimo ci sono stati tanti eretici che hanno cercato di inficiare la veridicità delle Sacre Scritture, hanno tentato con i loro sofismi di smantellare la Chiesa di Cristo, dicendo per esempio che Cristo “non fu un vero uomo, ma la sua forma umana era solo apparenza, ecco perché poté resistere così facilmente alle tentazioni; e quando era sulla croce non soffriva realmente, perché essendo Dio non poteva provare dolore” (il fanatico che affermava queste bestemmie era Ario) quindi (secondo lui) se ne poteva dedurre che Cristo era un bugiardo, un attore, perché simulava la sua sofferenza sulla croce! Ma anche tanti altri gruppi protestanti inventano letteralmente nuove dottrine, contrastanti tra loro.
Ario fu ordinato prete nel 312. Ad Alessandria, intorno al 315-320, cominciò a predicare la sua dottrina avversa alla divinità del Verbo  (v.  ARIANESIMO), quindi fu scomunicato e divenne un privato discepolo che interpretava arbitrariamente le S. Scritture, con i risultati che tutti conosciamo. Tralasciando molti altri eretici che si sono opposti alla Chiesa cattolica attraverso i secoli arriviamo a quelli moderni come ad esempio: Russel (Charles Taze il fondatore dei testimoni di Geova), predicatore religioso americano (Pittsburgh, Pennsylvania, 1852 - Pampa, Texas, 1916). Dapprima congregazionalista, si avvicinò in seguito alle dottrine avventiste fondando a Pittsburgh (1872) una setta la cui predicazione fu incentrata sulla previsione profetica di un prossimo ritorno di Cristo sulla terra e di un imminente regno millenario di giusti. Ebbe seguaci anche in Europa, dove formarono l'Associazione internazionale degli studiosi biblici (International Bible Students Association) anch’egli fu un privato discepolo che sentendosi nelle condizioni spirituali adatte ad interpretare la Bibbia, la stravolse a modo suo.
Gli avventisti si formarono a  seguito della predicazione dello statunitense William Miller, avvenuta intorno al 1830-40, si costituirono i primi gruppi, mentre la fondazione delle prime chiese risale al 1844. Le chiese avventiste sono presenti in più di 200 paesi e contano circa 12 milioni di battezzati. Tra le chiese cristiane avventiste, gli avventisti del settimo giorno [sabbatisti], le cui prime comunità sorsero intorno al 1844 e che furono condotte dall'attività di James ed Helen White a una notevole diffusione, praticano tra l'altro una stretta osservanza del sabato (il settimo giorno secondo il V.T.). Sia Miller che White erano liberi discepoli che sentendosi nelle giuste condizioni per interpretare la Bibbia, diedero i loro pareri, convincendo moltissima gente che loro e solo loro avevano ragione.
Smith (Joseph), capo religioso americano (Sharon, Vermont, 1805 - Carthage, Illinois, 1844), fondatore della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi dell'Ultimo giorno  (v. MORMONE)
Anche il sig. Smith si sentì nelle condizioni ideali per poter interpretare la Bibbia, anzi ne scrisse una tutta nuova, dicendo che fu un angelo a dettargliela e purtroppo ancor oggi moltissime persone gli credono e seguono i suoi insegnamenti.
Poi c’è il Reverendo Moon, pseudonimo di san myung mun (Shang-sa-ri, od. Corea del Nord, 1920), fondatore della Chiesa della Unificazione.
Fin dai tempi della sua adesione alla Chiesa Presbiteriana, sostenne di aver ricevuto direttamente da Gesù l’incarico di diffondere il messaggio biblico e di realizzare sulla Terra il regno di Dio.
Nel 1954 si recò a Seul, dove il suo movimento attirò molti seguaci dalle principali religioni della zona. L’anno dopo si separò dalla prima moglie e nel 1960 sposò la sua quarta moglie Hak Ja Han, allora diciottenne. Questo matrimonio venne presentato dal Reverendo Moon come la realizzazione delle Nozze Sante dell’Agnello preannunciate nel libro dell’Apocalisse (7,2-4) e la coppia si presentò come i Veri Genitori che hanno portato a compimento l’armonia universale voluta da Dio, progetto fallito con Adamo ed Eva.
In parole povere il reverendo Moon afferma che il vero messia è lui, e che Gesù nacque da un rapporto adulterino tra Maria e Zaccaria (il padre di Giovanni Battista);
questo produce il libero arbitrio e a questo arriva chi si distacca dalla vera Chiesa di Cristo. Ovviamente questi sono casi estremi, ma esistono tanti casi intermedi e tante dottrine intermedie che confondono molto di più i fedeli perché le differenze dalla Verità sono più sottili e meno accentuate, e facendo leva sull’amore fraterno e sull’armonia delle comunità inducono i fedeli a credere ciecamente in queste dottrine errate, o parzialmente errate.
Questa è democrazia, dove ognuno può dire quello che meglio crede, e può attaccare chiunque, permettendosi anche di bestemmiare il Creatore.
Parecchio successo riscuotono anche i Bambini di Dio (Children of God), movimento religioso americano di ispirazione cristiana, conosciuto anche come Famiglia dell’Amore (Family of Love), fondato nel 1969 a Huntington Beach (California) dal pastore metodista David Berg. Il movimento ha la sua sede principale a Montréal (Canada) e conta più di 70.000 fedeli. Lo scopo dei Bambini di Dio è quello di attuare la “rivoluzione di Gesù” per ottenere la salvezza dall’imminente fine del mondo.
I pentecostali ovviamente non amano essere paragonati a certe sette, e sono d'accordo, ma il mio esempio serve a far riflettere su cosa produce la libera interpretazione delle Scritture. PaceSalvatore
(Teofilo)
00giovedì 12 novembre 2009 11:07
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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 13/03/2003 11.04
 
Vogliamo forse credere che i seguaci del reverendo Moon siano tutti scemi?I fedeli dei Bambini di Dio sono tutti cretini?I Testimoni di Geova sono rimbambiti?I mormoni sono cretini? No, sicuramente no, ma allora come mai moltissime persone seguono queste sette? Le seguono perchè sono dotati di un intelligenza inferiore, oppure perchè in buona fede, vengono convinti da abili e preparati (a modo loro) predicatori? Io conosco diversi tdG e posso dire che molti di loro sono intelligentissimi, brave persone che in buona fede credono agli anziani predicatori. Lo stesso si può dire per molti avventisti, molti mormoni, molti pentecostali modalisti, molti pentecostali ADI e non ADI, ma chi di loro interpreta in maniera corretta la Bibbia? Nessuno di loro! Anche se è giusto fare delle opportune distinzioni, in quanto i pentecostali ADI, ad esempio si possono considerare cristiani, se pur con alcune interpretazioni arbitrarie e soggettive. Ma le Scritture non sono soggette a privata e soggettiva interpretazione come ha detto Pietro. La Chiesa, nel suo collegio episcopale è stata creata da Gesù apposta per vigilare sulla corretta interpretazione biblica.I pentecostali trinitari, sono cristiani, ma danno alle loro interpretazioni bibliche alcune sfumature che vanno fuori dalla corretta interpretazione ecclesiastica.Prima fra tutte l'interpretazione sull'Eucaristia. PaceSalvatore
 
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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 13/03/2003 18.02
 
Anche il pastore Berg si riteneva divinamente ispirato, e anche lui purtroppo ha moltissimi fedeli.
Ci sono anche i protestanti metodisti; il Metodismo in tale significato, il termine indicò originariamente l'opera intrapresa dai fratelli John e Charles Wesley e dal loro amico George Whitefield, tutti e tre predicatori anglicani, per la diffusione delle regole di vita cristiana tra gli studenti di Oxford. In quanto tendeva a suscitare un “risveglio” (revival) religioso, che si sarebbe rapidamente propagato a tutto il mondo anglosassone, il metodismo si precisò come aspirazione a una vita pienamente cristiana, accompagnata da un'opera di evangelizzazione delle masse (particolarmente del mondo operaio), da un atteggiamento di indifferenza nei confronti delle forme cultuali, e dall'affermazione del “sacerdozio universale” che comportava il ministero dei laici. Ricollegandosi così ad alcuni aspetti della Riforma primitiva, il metodismo ne conservò l'ortodossia teologica, tanto sottolineando, come Whitefield, la dottrina calvinistica della predestinazione, quanto accentuando, come Wesley (che rifiutava la predestinazione), la misericordia divina (che si estende a tutti) e la possibilità della completa purificazione dell'uomo che, per mezzo della preghiera, è in grado di adempiere ai due precetti fondamentali del Vangelo di amare Dio e amare il prossimo.
Qui notiamo come tre amici partono con le stesse idee bibliche e strada facendo uno (Wesley) cambia idea sulla teoria della predestinazione. Si nota, anche, che prima erano anglicani, poi misteriosamente sentendosi ispirati cambiano alcune interpretazioni  e fondano il metodismo.
Sarò forse fazioso, ma a me viene il sospetto che tutte queste ispirazioni erano (e sono) mirate al comando, l’uomo ha sempre avuto in se la sete di comando, e un predicatore che vede al suo seguito molti fedeli gode e si esalta, auto-convincendosi che solo lui e il suo gruppo è nella verità.
Ma è mai possibile che esistano tante verità riguardo agli insegnamenti di Gesù?
E’ mai possibile che esistano tanti spiriti, ognuno dei quali ispiri e guidi a modo proprio i suoi seguaci?
 
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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 13/03/2003 18.33
 
I doni che dà lo Spirito Santo non sono per noi stessi, ma per la comunità, per i fratelli, nessun dono è per se stessi, ma per il beneficio dei fratelli. Come si può allora pensare che sia normale vedere una comunità pentecostale dove tutti i fratelli hanno il dono delle lingue, e nessuno abbia ad esempio il dono di guarigione, o altri doni utili alla comunità? Il dono delle lingue serviva e serve per edificare persone di altre lingue, non per pregare Dio, che ci capisce anche se parliamo in dialetto! Non è pericoloso entusiasmarsi per doni linguistici che potrebbero non esistere? Si entra in un circolo vizioso, che porta all'esaltazione personale più che al servizio della comunità! Un pentecostale che parla in lingue si sente completo, uno che non vi parla si sente incompleto, inferiore spiritualmente. Di conseguenza che utilità ne riceve la comunità da questo presunto dono delle lingue che avrebbero la quasi totalità? Nella comunità pentecostale che frequentavo il 99% dei fratelli parlavano in lingue, anche in mia presenza (senza che capissi una parola, se parole si possono definire)io non ricevevo nessuna edificazione dal quel presunto dono delle lingue. In quella comunità nessuno aveva il dono di guarigione, o di discernimento degli spiriti, o altri doni differenti dal dono delle lingue. Alcuni lasciavano intendere di avere quello di interpretazione, ma oltre questi due doni non si andava. Poi mi colpiva il fatto che in paese esistevano due comunità pentecostali guidate da pastori diversi, ma gli uni non andavano mai dagli altri a partecipare ai culti o alle preghiere. Se qualcuno parteciva nell'altra comunità era soltanto perchè si era stancato della prima, quindi in definitiva cambiava ma ne frequentava solo e soltanto una. Nel paesino accanto (paesino praticamente attaccato al primo) esiste anche un altra comunità pentecostale, il discorso vale anche per questa comunità, i fedeli di questa non vanno mai nelle altre due del paese vicino (o vicinissimo, praticamente si possono considerare un unico paese vista l'attaccatura), e stiamo parlando di pentecostali!E poi mi vengono a parlare di unità!Si potrebbe casomai parlare di unità virtuale, ma sicuramente non reale, nè veritiera. Se poi andiamo a considerare qualche altra comunità avventista di qualche paese vicino i contatti sono proprio inesistenti con i pentecostali, eppure i protestanti tra loro si chiamano fratelli! La comunità pentecostale di Palermo che battezza solo nel nome di Gesù, (modalisti) viene trattata con distacco dai pentecostali del mio paese, e poi mi vengono a parlare di unità! I luterani, gli anglicano, i valdesi, vengono chiamati "i cattolici" in senso dispregiativo naturalmente, e poi mi vengono a parlare di unità protestante! L'ignoranza dei fedeli protestanti li porta a definirsi uniti, perchè molti protestanti non conoscono minimamente le differenze dottrinali tra i vari gruppo protestanti.Mi ricordo che una volta domandai ad un evangelico a quale gruppo protestante appartenesse, ebbene dapprima mi rispose che era Luterano, poi si informò con il suo pastore e mi disse che era pentecostale, però non mi seppe dire a quale gruppo pentecostale appartenesse. Scoprii successivamente che apparteneva alla "chiesa evangelica internazionale", ma non sapeva nemmeno che tale chiesa fu fondata in Italia da due filippini, e non conosceva affatto le origini dei pentecostali ad Azusa Street, con il pastore Seymour, o il pastore Parham razzista ecc.In compenso conosceva bene come accusare la Chiesa cattolica, menzionando crociate, inquisizione, preti peccatori, ex preti, ex suore ecc. Molte vittime fanno alcuni pastori, vittime dell'ignoranza, sia biblica siastorico-cristiana.  PaceSalvatore
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